La vita di una giovane promessa del calcio, questione economica a parte, talvolta può non essere particolarmente facile. Soprattutto se, per varie vicissitudini, non riesci a stare al passo delle grandi aspettative riposte in te. Andrea Ranocchia, classe 1988, meno di dieci anni fa, veniva considerato come uno dei difensori centrali più forti del panorama italiano, tanto da far pensare che, nella coppia formata con Bonucci al Bari, fosse lui quello dotato di maggiore classe e personalità. Purtroppo, però, nella carriera dell'interista, non tutto è filato liscio.

Anni difficili

Non si può certo dire che, gli anni di Ranocchia all'Inter, siano stati sempre facili e privi di problematiche di vario genere. Infatti, l'ex Bari, fin dal suo arrivo a Milano, ha dimostrato di patire particolarmente i grandi palcoscenici, trovandosi in difficoltà soprattutto nelle gare casalinghe, tanto da far parlare di "sindrome di San Siro". Col passare del tempo, Ranocchia non è mai riuscito ad imporsi per davvero nella difesa nerazzurra, costringendo la società a cederlo in prestito prima alla Sampdoria e poi all'Hull City. Altre due esperienze disastrose per il giocatore umbro, immediatamente rispedito al mittente al termine delle stagioni trascorse "lontano da casa". Per anni, dunque, sembrava che l'Inter non aspettasse altro che trovare un acquirente per Ranocchia, in modo tale da potersi liberare del suo ingaggio e, magari, guadagnarci anche qualcosa sul prezzo del cartellino.

Oggi, il pilastro di quell'indimenticabile Bari dell'ex ct azzurro Ventura, sembra aver conquistato la fiducia di Spalletti e, in parte, anche quella dei suoi tifosi. La rete siglata contro l'Udinese, inoltre, potrebbe aver ridato morale e fiducia al nerazzurro.

Il bullismo 2.0

Intervistato da "Il Giorno", Andrea Ranocchia ha dichiarato di esser stato, in passato, preso di mira più volte, soprattutto a causa del suo scarso rendimento in campo.

In particolare, il difensore ha parlato di cyberbullismo, termine utilizzato per indicare una serie di atti vessatori e persecutori che non avvengono nella "vita reale", bensì sul web. Molto spesso, gli accusatori si celano dietro a nickname e profili falsi, in modo tale da poter rimanere nascosti dal velo dell'anonimato. Il calciatore trentenne, inoltre, ha dichiarato di esser riuscito a superare quel triste momento solo grazie alla moglie, che lo ha aiutato a reagire positivamente a tutti gli insulti che, ogni giorno, riceveva sui suoi vari profili social.

Spesso si pensa che, un calciatore, solo perché milionario, non abbia sentimenti e non possa sentirsi ferito. Non bisogna mai scordarsi, invece, che dietro ad un professionista, prima di tutto, c'è un essere umano.