Fiorentina -Spal, minuto 11 della ripresa. Dopo un rimpallo in area, la palla giunge a Federico Chiesa che con una destro preciso infila il portiere della Spal Alfred Gomis, sancendo il definitivo 3-0 in favore della Fiorentina. Subito dopo il gol, il numero 25 dei Viola corre verso la panchina per abbracciare un piccolo raccattapalle dai capelli biondi. Quel ragazzino con gli occhi lucidi stretto forte al petto dell’ esterno viola è Lorenzo Chiesa, secondogenito del mitico Enrico, ex attaccante con trascorsi nel Parma e nella Fiorentina.
Un'immagine forte quella dei due fratelli, avvolti in un abbraccio forte tanto quanto lo è il loro legame, a riconferma del fatto che in un calcio ormai succube degli interessi economici c'é ancora spazio per l’affetto, per l’amicizia,
Un altro talentino nella stirpe degli Chiesa
Il piccolo Lorenzo ha 14 anni e allo stesso modo di suo fratello gioca come esterno d’attacco. Ha corsa, velocità, tiro e suo padre lo reputa addirittura migliore di Federico, che risentito risponde: ”Si, ma alla play station”. Anche Lorenzo ha la passione per il calcio che gli scorre nelle vene e il suo potenziale è molto alto, tanto è vero che la società dei Della Valle lo ha acquistato dalla Settignanese perché crede nelle sue capacità.
Inoltre proprio in questa squadra è cresciuto suo fratello, l’attuale numero 25 dei viola. Se non è un segno del destino, poco ci manca.
Da papà Enrico al piccolo Lorenzo: gli abbracci come segni del destino
10 anni fa si disputò il derby tra Figline e San Giovannese, valido per la quinta giornata di Lega Pro Seconda divisione.
Al quarto d’ora, Enrico Chiesa si incaricò della battuta di una punizione per la squadra di casa. La palla finì in rete e l’ex attaccante di Parma e Fiorentina corse subito verso un raccattapalle, ancora una volta un ragazzino. Questi era suo figlio Federico, che spesso lo accompagnava nelle partite di casa allo stadio “Del Buffa”, mentre era già parte delle giovanili della Viola.
Il piccolo preferiva il calcio ad ogni altra cosa, a quegli snack che babbo Enrico gli comprava presso il bar della signora Patrizia, il suo preferito.
Ora quel ragazzino è cresciuto, seguendo le orme di suo padre e divenendo il simbolo di quei ragazzini terribili di una Fiorentina tanto giovane quanto talentuosa e l’esultanza di ieri non può che essere un segno del destino, un passaggio di testimone, perché dagli abbracci della famiglia Chiesa possono nascere dei talenti e il destino può ripetersi.