La Juventus, in estate, ha deciso di affidare la squadra a Maurizio Sarri per dare uno scossone ad un gruppo diventato ormai abitudinario e capace di vincere solo in Italia. Dopo pochi mesi dall'insediamento, gli insegnamenti del nuovo tecnico stanno dando i loro frutti ed alcuni giocatori sembrerebbero rinati. Tra coloro che stanno traendo maggiori vantaggi c'è senz'altro Miralem Pjanic, il quale ha aumentato notevolmente il numero di palloni toccati a partita.
La rinascita
La stagione del bosniaco, secondo La Gazzetta dello Sport, è iniziata a livelli mai visti da quando gioca in Serie A, ma il dato che più risalta all'occhio è la sua capacità di adattarsi perfettamente al sistema di gioco dell'ex Napoli e Chelsea.
Il centrocampista ha già segnato tre gol, cifra che supera quelli realizzati in tutto lo scorso anno, ma ciò che rende felice il nuovo tecnico Sarri è la sua 'mutazione genetica': da uomo orizzontale a verticale, avvenuta in maniera perfetta. Il numero cinque bianconero in questi tre anni di militanza all'ombra della Mole non ha certo nascosto il suo talento e le eccelse qualità di cui è portatore, ma è stato sempre accusato di discontinuità. Ebbene, in questo primo scorcio di stagione sembrerebbe migliorato anche questo aspetto negativo. Il motivo di questo suo cambiamento potrebbe ricercarsi nell'empatia del nuovo assetto di gioco che gli darebbe maggiore fiducia.
La nuova dimensione
Il bosniaco dall'inizio dell'annata ha giocato tutte le partite dal fischio d'inizio, eccetto la prima contro il Verona, totalizzando 799 minuti.
Il mister non riesce a fare a meno di lui, perché tocca in media 86 palloni a gara, 10 in più rispetto al 2018-19. L'ex Roma potrebbe aver preso sul serio la sfida lanciata da Sarri durante la conferenza stampa d'insediamento, quando ha auspicato un Pjanic alla Jorginho, capace cioè di toccare 150 palloni a match. Il regista con Massimiliano Allegri era chiamato a gestire i ritmi della gara fino ad addormentarla, solo quando occorreva l'accelerazione, intensificava la frequenza e la velocità dei passaggi, altrimenti il suo era un palleggiare in orizzontale.
La richiesta del tecnico di Valdarno è antitetica a quella del Conte Max, infatti il play basso è stato invitato ad una verticalizzazione più frequente durante la quale dovrebbe toccare al massimo due volte il pallone e qualche volta gli viene chiesto di forzare la giocata. Il genietto bosniaco adesso ha una marcia in più e da questa velocità nascerebbero giocate più efficaci. Nella nuova dimensione, il regista ha rispolverato le sue doti da trequartista che aveva dimenticato durante la gestione precedente perché era costretto ad arretrare il suo raggio d'azione.