Dopo la notizia che Daniele Rugani, calciatore della Juventus, è risultato essere positivo al Covid-19, il mondo del calcio è entrato in apprensione: di fatto si è scoperto non immune al contagio, e oggi che i casi di positività aumentano il livello d'allerta continua a crescere. Come un fulmine al ciel sereno negli ultimi due giorni è infatti arrivata la notizia di altri calciatori di Serie A contagiati dall'ormai noto virus che continua inarrestabile la sua corsa.

I calciatori coinvolti

Purtroppo la notizia che tanto si temeva è arrivata, altri calciatori della Serie A, insieme ad alcuni medici e fisioterapisti delle varie società, sono risultati essere positivi al Covid-19.

Le società assicurano che sono in salute e che chiaramente stanno seguendo tutte le indicazioni delle autorità competenti in materia. I calciatori quindi sono in quarantena volontaria e saranno monitorati quotidianamente. Tutto per evitare l'aumento dei contagi.

Dusan Vlahovic, attaccante della Fiorentina, insieme a Patrick Cutrone e German Pezzella, anch'essi in forza ai viola, sono risultati essere positivi al Covid-19.

Casi di contagio anche per i blucerchiati Manolo Gabbiadini, Omar Calley, Morten Thorsby, Albin Ekdal e Antonino La Gumina.

Salgono così a 9 i casi accertati di Coronavirus in Serie A, numero che sembra destinato a salire nei prossimi giorni. La speranza è che sia un fenomeno limitato alle società già colpite, così da evitare un disastro per tutto il panorama calcistico italiano, europeo e di conseguenza mondiale.

Comunicato dei club per l'aumento dei contagi dei loro tesserati

Nella nota diramata dalla società viola si legge che i calciatori colpiti e il fisioterapista Stefano Dainelli, tutti risultati positivi al test per il Coronavirus, dopo aver mostrato leggeri sintomi, sono ora in buona salute nei rispettivi domicili a Firenze.

Nota simile da parte della Sampdoria, nella quale si legge che anche i loro atleti sono in buona salute nei loro domicili a Genova, sottolineando come la società abbia messo in atto tutte le precauzioni consigliate dalle autorità competenti, quali la chiusura di tutte le sedi del club blucerchiato e la quarantena volontaria di squadra, dirigenti e staff potenzialmente coinvolti nel contagio del Coronavirus.

I due club assicurano che la priorità per tutte le parti in causa è quella di evitare l'aumento dei contagi.

La gestione dell'aumento dei contagi da parte della Lega Calcio

Dopo le notizie dell'aumento dei contagi in Serie A è apparso evidente che il caos che si era creato intorno al nostro campionato dopo la sospensione di Sampdoria-Inter, in programma il 23 febbraio 2020, era più che giustificato.

Senza considerare il rischio che si è corso disputando il derby d'Italia, dopo mille rinvii, pochi giorni prima della notizia che Daniele Rugani, presente durante la partita seppur in panchina, è risultato essere positivo al Covid-19. Ci si chiede se il fenomeno potesse essere evitato, se si poteva fare di più e con più fermezza. Ciò non è avvenuto.

Ignorato, almeno inizialmente, è stato il monito del presidente dell'Associazione italiana calciatori Damiano Tommasi, il quale, in quanto garante dei calciatori e della loro salute, aveva chiesto la sospensione immediata della Serie A e delle altre categorie, proprio per evitare i primi contagi tra gli atleti. Parole che ad oggi, dopo i primi contagi, suonano ancora più amare, visto che gli avvisi ci sono stati, ma chi avrebbe dovuto ascoltarli (Coni e Lega Calcio Serie A) non ha voluto sentire ragioni.

A discolpa della Lega il fatto di aver comunque sempre agito all'interno dei paletti imposti dal Governo, che in un primo momento, nonostante alcune zone dell'Italia messe in quarantena, aveva consentito il regolare svolgimento delle manifestazioni sportive purchè avvenissero a porte chiuse (per questo si sono potuti disputare i recuperi delle 6 gare della 26esima giornata). E adesso?

Lo sguardo è rivolto alle precauzioni messe in atto dalle società, nella speranza che esse siano sufficienti e lo siano state nel contenere la diffusione del famigerato virus tra i nostri atleti e di conseguenza tra noi tutti.