Ibrahimovic vs Lukaku, si continua fuori dal campo. A una settimana dal derby di Coppa Italia tra Milan e Inter non si placano le polemiche sul litigio due attaccanti. Un turno di squalifica a entrambi non è bastato a chiudere la bagarre e il procuratore federale Giuseppe Chinè ha aperto un’inchiesta per indagare su quanto accaduto.

L’intervento della Procura Federale

Dopo aver letto il referto arbitrale del match e aver atteso le decisioni del Giudice Sportivo, la Procura ascolterà l’arbitro Paolo Valeri per far luce sui provvedimenti in merito agli insulti e alle minacce che i due si sono scambiati in campo.

Nel rapporto del direttore di gara le frasi offensive urlate dai due protagonisti non risultano e, di conseguenza, non sono state oggetto di sanzione disciplinare. Questo il motivo dell’intervento della Procura che, una volta decifrati gli audio e i video della serata, ha deciso di procedere con l’indagine.

L’organo federale si appella all’articolo 28 del Codice di Giustizia Sportiva che fa riferimento a comportamenti discriminatori, nel dettaglio a condotte offensive per motivi di razza, colore, religione, lingua, genere, nazionalità, origine anche etnica, condizione personale o sociale e valuterà se le parole pronunciate violino i principi di questa norma. Nel caso in cui venisse stabilita la trasgressione, i due rischierebbero fino a dieci giornate di squalifica oppure una sospensione a tempo determinato.

In entrambi i casi, la squalifica potrebbe interessare anche le partite del campionato di serie A.

Risonanza mediatica

La lite ha avuto risonanza mondiale sia a livello sportivo che mediatico. Sicuramente per le parole utilizzate ma soprattutto perché pronunciate da due dei più forti calciatori del pianeta, punti di riferimento e leader delle squadre di Milano, durante un derby, con i microfoni che colgono perfino i respiri nel silenzio degli spalti.

Una discussione con espressioni evitabili, sfociata in pochi secondi in una lite condita da minacce e quasi allo scontro fisico, evitato solo dall’intervento tempestivo dei compagni e dal fischio di fine primo tempo dell’arbitro.

Il botta e risposta tra Ibra e Big Rom include minacce inequivocabili e deplorevoli ma sarebbero tutti da dimostrare i sentimenti riconducibili razzismo o che vogliano offendere su basi pregiudiziali.

“Sono cose che sono sempre capitate in campo e continueranno a capitare” ha dichiarato l’allenatore della Nazionale Roberto Mancini interpellato sull’accaduto. Gli fa eco il dirigente del Milan Paolo Maldini “Siamo pronti a difendere Ibrahimovic in ogni maniera se si dovesse tirare fuori il razzismo, che non ha niente a che vedere con lui”.

Parole indecorose e fuori luogo ma scatenate dall’adrenalina sportiva, dalla tensione e da precedenti antipatie e, a quanto sembra, non attribuite a impulsi discriminatori. Si attende ora il giudizio della procura federale, con la certezza di aver assistito, in ogni caso, ad un brutto spot per il calcio italiano.