Il calcio italiano perde un pezzo di storia, anzi un'autentica 'roccia'. Era questo il soprannome di Tarcisio Burgnich, pilastro dell'Inter e della nazionale negli anni '60 e nei primi anni '70. È scomparso in Versilia, dove viveva ormai da molti anni, nella notte tra il 25 e il 26 maggio, dopo una lunga malattia. Il difensore che vinse tutto con l'Inter e sfiorò la conquista della Coppa del Mondo con la nazionale aveva 82 anni, fu tra i grandi protagonisti della 'partita del secolo', lo storico 4-3 di Città del Messico con il quale l'Italia superò la Germania Ovest qualificandosi per la finale dei Mondiali del 1970.

Meno di un anno fa, in occasione del cinquantesimo anniversario della storica sfida dell'Azteca, aveva rilasciato un'intervista a Blasting News Italia.

Dal Friuli a Milano

Friulano verace, nato a Ruda in provincia di Udine il 25 aprile del 1939, Burgnich crebbe calcisticamente nel settore giovanile dell'Udinese con la cui maglia esordì in Serie A nel 1959. In seguito ha l'occasione del grande salto, la Juventus lo acquista nell'estate del 1960 e in bianconero vince il primo dei suoi cinque scudetti collezionando 13 presenze. Tuttavia il club torinese non lo conferma, giudicandolo poco adatto al progetto tecnico, il giovane difensore viene ceduto al Palermo e, poi, nel 1962, approda all'Inter dove scriverà la sua leggenda e contribuirà a comporre quella di una delle squadre italiane più forti di sempre.

Helenio Herrera lo fa giocare stabilmente terzino destro spostando Armando Picchi nel ruolo di libero (sarà proprio Picchi che conierà per lui il soprannome 'roccia', ndr) e, negli anni a venire il suo nome diventa una sorta di 'spartito musicale', recitato a memoria insieme a quello dei suoi compagni da tutti gli appassionati di calcio: Sarti, Burgnich, Facchetti...

e via dicendo quando si elenca la formazione della Grande Inter. In nerazzurro vince quattro scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Giocherà a Milano fino al 1974 collezionando complessivamente 476 partite e 7 gol.

In maglia azzurra: lo storico gol contro la Germania

Sette gol al servizio della Beneamata, non è certamente un difensore con il vizio della rete.

Con la maglia della nazionale, con cui fa il suo debutto nel 1963 contro l'Urss in un match valido per le qualificazioni agli Europei, ne realizza 2 in 66 gare ma il secondo è decisamente storico. Lo mise a segno nei tempi supplementari della 'partita del secolo' contro i tedeschi il 17 giugno 1970, dopo che Gerd Muller aveva portato la Germania Ovest sul 2-1. Quell'immediato pareggio dopo appena 4' dalla rete del bomber teutonico fu importantissimo nell'economia della partita. "In tutte le partite quando c'erano situazioni come questa mi spingevo in attacco, magari aspettando che ci fosse la palla giusta per buttarla dentro" ci raccontò l'anno scorso. Sul mitico match dello stadio Azteca evidenziò come "pagammo quelle due ore giocate a 2.200 metri, quando è finita la partita eravamo proprio cotti e ci aspettava la finale pochi giorni dopo".

In azzurro, due anni prima il secondo posto iridato alle spalle dell'ultimo Brasile di Pelé, era arrivato il titolo europeo nella finale di Roma contro la Jugoslavia. Per quanto riguarda la sua carriera con le squadre di club, accettò l'offerta del Napoli nel 1974 e rimase all'ombra del Vesuvio fino al 1977, anno del suo ritiro, vincendo una Coppa Italia nella stagione 1975/76. In seguito intraprese la carriera di allenatore guidando Catanzaro, Bologna, Como, Livorno, Foggia, Lucchese, Cremonese, Genoa, Ternana, Salernitana, Pescara e Vicenza.