Dopo un'estate caratterizzata dai rumors ininterrotti di vendite e acquisti, finalmente, è ora terminato il Calciomercato estivo. Per fare il punto della situazione, comprensiva delle dinamiche dei portieri italiani, Blasting News ha intervistato in esclusiva Marco Ballotta, longevo "numero uno" con oltre 500 presenze fra i professionisti e che da anni, messi i guantoni al chiodo, continua a lavorare nel calcio come dirigente sportivo.

Il giudizio di Ballotta sul calciomercato: bene Milan e Inter

Termina il calciomercato e dunque è scontato partire da qui, che idea si è fatto di questa sessione per quanto riguarda la serie A?

"C’è stato qualcosa di interessante ma senza spendere grosse cifre. Credo però, che bene o male tutte le squadre abbiano operato nella maniera giusta. L'Inter, ad esempio, ha venduto tanto ma ha anche acquistato, migliorando. Nonostante questa compravendita, i nerazzurri stanno facendo bene, giocando meglio che l'anno scorso. A volte è necessario cedere. Anche il Milan ha acquistato tanto e bene, poi dipende anche da che tipo di competizione hai. Insomma, Inter e Milan sono migliorate. La Juventus, invece, ha solo il campionato e quindi aveva meno bisogno di giocatori. Insomma, è stato un mercato mirato con i direttori sportivi che si sono mossi a seconda dei traguardi prefissati".

Un mercato assai dinamico, quindi, che ha visto protagonisti anche i portieri.

Due su tutti sono Vicario e Carnesecchi. Il primo sta giocando meravigliosamente a Londra, mentre il secondo è tornato a Bergamo, dove però dovrà sgomitare per divenire a tutti gli effetti il titolare dell'Atalanta…

"Io sono contento. Sono convinto che se qualche portiere italiano va all'estero sicuramente farà bella figura: finalmente stiamo tornando sui livelli del passato.

La nostra scuola dei portieri era la più forte, poi si è persa per strada, ma adesso la nuova generazione di portieri si sta facendo notare. Carnesecchi è più giovane ed è normale che si giochi il posto con Musso; comunque, in ogni squadra ci vogliono più o meno calciatori dello stesso livello. Il dualismo fa bene anche perché la competizione tra i singoli può far dare sempre quel qualcosa in più".

'Il 60% di calciatori sono stranieri'

Gli estremi difensori italiani sono il top in Europa, ma poi vengono boicottati dai nostri grandi club. È un motivo legato soltanto al costo del cartellino?

"Subentrano tante dinamiche, tra cui i procuratori… Prendiamo il “caso Meret”: non gli è mai stata data la possibilità di giocare titolare nel Napoli. Per fortuna lo scorso anno non è arrivato Navas e ha avuto l'occasione di poter dimostrare il suo valore vincendo il campionato; lui aveva solo bisogno di giocare, di trovare un po’ di fiducia come tanti altri giovani. Poi si vuole andare a prendere all'estero pensando che siano più bravi dei nostri, ma non è così. Stiamo veramente degradando tutto il nostro capitale.

Dovremmo aiutarli a crescere e invece, pensiamo che andare a prendere all'estero subito dei giocatori sia più vantaggioso. Dà anche leggermente fastidio vedere che il 60 o 70% dei giocatori che ogni squadra ha in rosa siano stranieri, cioè è un'assurdità".

E invece per quanto riguarda Bologna e Modena, due squadre a cui lei è assai legato, dopo queste prime uscite ufficiali, come le ha trovate?

"Il Bologna sul mercato ha operato molto bene e lo ha dimostrato in campo. Adesso ha pareggiato con la Juve meritando anche di vincere. Sta pure giocando bene, ed ha preso giocatori interessantissimi e quindi penso che migliorerà la classifica rispetto alla stagione precedente. Thiago Motta ha un anno in più di esperienza, conosce di più i giocatori e Sartori è molto bravo.

Il Modena è partito forte (6 punti ed una partita ancora da giocare,ndr), ha cambiato qualcosa, ha migliorato, ha cambiato l'allenatore, ha cambiato qualche giocatore. Partire così è davvero importante: sale l’entusiasmo e la convinzione nei propri mezzi. L'obiettivo dei canarini, comunque, è sempre migliorare di anno in anno. L'anno scorso si è salvata all’ultimo. Io penso che l'asticella sia stata messa più in alto con sguardo sui play off, e son convinto che lotterà fino alla fine per questo obiettivo".

'Per arrivare in serie A ci vuole la testa'

Lei per anni, dopo aver lasciato il professionismo, ha giocato in leghe minori. Su questi campi polverosi e lontani dal richiamo delle televisioni, ha mai notato calciatori che avrebbero potuto far comodo a squadra di massima serie?

O è soltanto una leggenda metropolitana, quella inerente ai tanti italiani abbandonati nelle categorie inferiori?

"Ne ho visti tanti di calciatori però posso dirle che le categorie non sono un caso. Puoi anche vedere qualche giocatore bravo tecnicamente, ma poi manca qualcosa dal collo in su per arrivare a certi livelli. Non basta infatti saper soltanto giocare a calcio: è necessario avere doti sia fisiche che mentali; io penso che vi fossero alcuni di categoria superiore. Tuttavia, dopo averli conosciuti, noti i loro limiti sotto diversi punti di vista. Nonostante ciò, ad ogni atleta deve essere data l’occasione, la quale purtroppo non viene data a tutti".

Ci parli infine della sua nuova esperienza manageriale con Terre dei Castelli, un progetto legato al calcio di provincia

"Da anni sono a Castelvetro e da poco è cambiata la denominazione.

Sotto “Terra dei Castelli” piccole società si sono unite mantenendo però lo stesso numero di matricola; abbiamo una squadra di eccellenza, un'altra società in promozione e una nelle “giovanili”. Poi c'è anche un'altra società che è la Maranese, che fa la terza categoria. Questo progetto è una novità per il panorama nazionale: abbiamo più di 1000 tesserati, quasi 1000 tesserati ed è un qualcosa di importante, bello, impegnativo; unire tante società, andare d'accordo e avere tanti iscritti non è di poco conto, però secondo me è giusto operare in questo senso senza magari testarsi in piedi con società limitrofe. Il nostro obiettivo è quello di far divertire e far crescere i ragazzi".