Due agenti dei servizi segreti, a bordo di una moto Honda, erano presenti in via Fani durante il rapimento di Aldo Moro ad opera dei terroristi delle Brigate Rosse.
La notizia vene da Enrico Rossi, poliziotto dell'antiterrorismo in pensione, che racconta come nel 2012 si ritrovò tra le mani una lettera di autodenuncia scritta nel 2009 da un collega dei servizi segreti poco prima di morire per un tumore.
Nella lettera, l'autore racconta di essere lui stesso il passeggero della misteriosa Honda blu della quale si sono perse le tracce. Alla guida della moto, la mattina del 16 marzo in via Fani, un altro uomo dei servizi segreti.
I due 007, secondo questa ricostruzione, operavano alle dipendenze del colonnello Camillo Guglielmi col compito di coprire l'azione del commando brigatista, affinché non ci fossero intoppi.
Il mistero dell'Honda blu
A reggere la lettera confessione dell'agente segreto, troverebbero in effetti riscontro diversi particolari ancora avvolti nel mistero, dopo 36 anni di indagini:
· I brigatisti Mario Moretti e Valerio Morucci, organizzatori dell'azione terroristica, hanno sempre sostenuto che la moto presente in via Fani quella mattina non faceva parte del commando.
· Il colonnello Guglielmi, di cui si è ipotizzata la sua presenza negli elenchi di Gladio come addestratore, ammise, durante il processo, di essere stato presente in via Fani alle 9.15 del 16 marzo 1978 poiché invitato a pranzo da un collega.
Secondo un'inchiesta della Commissione Stragi, il colonnello Guglielmi avrebbe avuto, successivamente, il compito di guidare una task force clandestina del Sismi, il servizio segreto militare, che si occupò del rapimento Moro.
· E' stato accertato che dalla moto partirono dei colpi ad altezza d'uomo verso una persona che transitava casualmente a bordo di un ciclomotore, l'ingegner Alessandro Marini.
Enrico Rossi racconta che la lettera fu inviata nel 2009 a un quotidiano che la consegnò in questura affinché fossero fatte le dovute verifiche.
Nel 2011 la lettera finì nelle sue mani senza mai essere stata protocollata e senza che nessuna indagine fosse espletata.
Tenta allora egli stesso di compiere accertamenti sulle affermazioni contenute nella lettera chiedendo l'elenco degli appartenenti a Gladio, ma senza ottenere risposta.
Identifica, l'uomo alla guida della moto e rintraccia nella sua ex abitazione (l'uomo si era nel frattempo trasferito in Toscana) una pistola accanto alla copia di un quotidiano riportante la notizia del sequestro Moro.
Rossi chiede di poter interrogare l'uomo, ma senza risultato, fino a quando decide di andare in pensione.
Pochi mesi dopo riceve la notizia, da fonti certe, che anche il presunto guidatore della moto è morto e che la pistola è stata inspiegabilmente distrutta.
Dopo l'annunciata "desecretazione" degli atti relativi all'assassinio di Ilaria Alpi, sono ancora troppe le carte segrete di cui si attende la pubblicazione affinché possa essere scritta la vera storia dell'Italia repubblicana.