A popolare la rete in questi giorni ci sono gli insulti alla "razza umana". L'ignobile atto di violenza successo a Irgoli, in provincia di Nuoro, qualche giorno fa ha scatenato la rabbia di tanti. Ecco i fatti: sono stati denunciati un 42enne allevatore di Irgoli e suo figlio di 16 anni, che hanno legato il proprio cane al gancio traino della loro macchina, trascinandolo fino ad ucciderlo. I due allevatori si giustificano: "Aggrediva il gregge, bisognava punirlo."
Ma le giustificazioni non sono servite ad evitare la denuncia; sui due uomini, trovati da una pattuglia di carabinieri mentre fuggivano, grava ora la pesante accusa di maltrattamento e procurata morte di animali, reato che prevede una pena che va dai quattro mesi ai due anni di carcere.
Il periodo social in cui viviamo ci permette una libertà di manifestazione del pensiero tale da far parte di gruppi sociali di condivisione di idee, in cui ognuno di noi ha la possibilità di commentare ciò che accade. Uno di questi gruppi nasce su Facebook sotto il nome di "Vogliamo giustizia per il cane ucciso a Irgoli". I fondatori del gruppo si presentano con queste parole: "Questo gruppo è nato spontaneamente, mossi da indignazione, rabbia, sgomento e voglia di giustizia per quanto accaduto ad Irgoli (Nu) dove "solo un cane" a cui noi abbiamo dato il nome AMORE, è stato legato ad un'auto e trascinato, fino a provocarne la morte fra atroci sofferenze". Il gruppo non si limita a petizioni e commenti, ma si rivolge direttamente al Sindaco del Comune di Irgoli, che condanna in maniera totale il gesto dei due personaggi e nei prossimi giorni con la sua amministrazione, valuterà quali interventi adottare.
Parole forti quelle usate dai membri del gruppo, indignazione, rabbia e soprattutto voglia di giustizia. Per molti potrebbe sembrare esagerato pretendere giustizia per un cane, che è stato definito "solo un cane". Come se la parola "solo" simboleggiasse inferiorità e inutilità. Forse qui le uniche parole da accostare sarebbero "è solo un uomo".
L'accaduto suscita sentimenti di rabbia anche tra gli iscritti a Twitter; il tweet di Elisabetta Canalis ha fatto il giro del web, re-twittato e condiviso da migliaia di follower e facebookiani: "Spero che la mia #Sardegna dia pubblicamente un esempio di civiltà condannando questi 2 personaggi che, non solo hanno compiuto un atrocità sul proprio cane perché non eseguiva (o forse era troppo piccolo per capirlo …aveva 7 mesi ) il lavoro da guardiano di gregge che gli era stato dato, ma anche perché persone così sono da considerarsi pericolose per la comunità.
Torturare il proprio cane facendo assistere allo spettacolo il proprio figlio minorenne è assurdo, intollerabile e non può essere ignorato. È umiliante vedere che la realtà agro-pastorale della mia terra balzi alle cronache per colpa di tali rappresentanti. Facciamo vedere che condanniamo episodi come questo affinché non si ripetano mai più".
Se giustizia sarà fatta sarà un traguardo per tutti coloro che possiedono o amano gli animali, certo è che parlare di quanto è accaduto sarà servito a tutti a prendersi un momento di riflessione e cercare di capire qual è l'importanza della libertà, per un uomo e per un animale.