A Kobane, nel nord della Siria, scatta oggi, 13 ottobre, la risposta curda contro i militari dell'Isis, sostenuta dalla Coalizione. Apprendiamo dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), che i miliziani curdi sono riusciti a riconquistare due postazioni nel sud della città, riconquistando terreno anche nell'area est di Kobane. Nell'operazione sarebbero morti 13 jihadisti. La controffensiva è stata possibile grazie anche all'aiuto della Coalizione internazionale, che ha effettuato cinque raid aerei. Intanto sono segnalati scontri alla frontiera con la Turchia, scontri che rischiano di bloccare la strada agli ultimi civili presenti a Kobane.
Si parla anche di un attentato-kamikaze: a nord di Kobane è esplosa un'autobomba guidata da estremisti e diretta proprio verso il confine. Al momento oltre 200.000 persone hanno trovato rifugio in Turchia. Mentre a Kobane si combatte, l'Ong Human Rights Watch riferisce che l'isis avrebbe obbligato centinaia di donne yazide a conversioni forzate, matrimoni non voluti, schiavitù sessuale.
La denuncia dell'Ong Human Rights Watch è confermata dalla stessa stampa estremista. Nel quarto numero della rivista online Dabiq, periodico d'informazione dell'Isis, leggiamo: "Le donne e i bambini yazidi sono stati divisi nel rispetto della sharia tra i combattenti dello Stato islamico che hanno partecipato alle operazioni a Sinjar." L'Isis infatti giustifica i suoi crimini, sostenendo che la Sharia legittima il rapimento e la riduzione in schiave sessuali delle donne "infedeli".
Nella citata rivista, in un articolo intitolato: "La rinascita della schiavitù prima dell'Ora", troviamo anche le seguenti dichiarazioni: "Ci si dovrebbe ricordare che ridurre in schiavitù le famiglie dei kuffar", gli infedeli, "e prendere le loro donne come concubine è un aspetto saldamente stabilito dalla sharia, la legge islamica". E' importante sottolineare come, in realtà, questa interpretazione della Sharia sia respinta dalla maggior parte degli islamici.