Il Centro Nazionale Trapianti ha comunicato che le persone che negli ultimi 2 mesi sono state nei paesi più colpiti dall'epidemia (Guinea, Liberia, Sierra Leone, Nigeria, Senegal e Congo) non potranno donare il sangue. La decisione è stata presa in accordo con il Ministero della Salute a seguito dell'allarme lanciato dal Centro Europeo per il Controllo delle Malattie, col quale è stato reso noto che il sangue e gli organi provenienti da un paziente infetto possono trasmettere il virus Ebola anche durante i 21 giorni di incubazione, prima cioè che si siano presentati i sintomi.

La donazione sarà preclusa, anche per quanto riguarda le donazioni di organi, tessuti e cellule, a quelle persone che negli ultimi 60 giorni sono state in contatto con persone a rischio.

La trasmissione del virus prima dei sintomi

Finora, la trasmissione del virus si considerava possibile solo attraverso il contatto con fluidi corporei dopo la comparsa dei sintomi (febbre superiore a 38,6 gradi) o durante la fase terminale della malattia. Il direttore del Centro Nazionale Trapianti, Nanni Costa, ha spiegato la decisione illustrando la comunicazione del Centro Europe che non esclude rischi di contagio attraverso sangue e organi. Da qui la necessità di sospendere "a scopo precauzionale" donazioni di sangue e trapianti di organi con donatori che siano stati in Africa negli ultimi due mesi, o a contatto con altre persone rientranti in questa casistica.

I 60 giorni corrispondono, secondo quanto comunicato dal dottor Costa, ad un periodo doppio di quello dell'incubazione, che alcuni esperti hanno prolungato da 21 a 25 giorni, durante il quale è possibile che il virus si sviluppi all'interno degli organi. Si susseguono intanto in tutta Europa allarmi e rassicurazioni, in attesa di un incontro fissato per il prossimo 16 ottobre a Bruxelles, dove i Ministri della salute europei decideranno l'introduzione di nuove misure di controllo negli aeroporti.

La psicosi a Roma

Anche in Italia si continuano a registrare allarmi, per fortuna ascrivibili solo ad una comprensibile psicosi del contagio. L'ultimo caso sospetto è stato registrato all'ufficio emigrazione della questura di Roma, dove un cittadino somalo ha accusato febbre e ha comunicato a perdere sangue dal naso. Il 118, immediatamente allertato, ha posto in atto il protocollo predisposto dal Ministero della salute per l'accertamento dei casi di Ebola. Col successivo trasporto all'ospedale Umberto I si è potuto verificare che il giovane, che non si recava in Africa da almeno due anni, era stato colto da una crisi epilettica.