In Sardegna precisamente a Monserrato nell'hinterland cagliaritano sono state assunte due bidelle Rom in una Scuola elementare. Un gruppo nutrito di mamme degli alunni si ribellano, affermando ''Che i loro bambini non frequenteranno un istituto scolastico dove lavorano due donne che provengono da un campo nomadi''. Alcuni genitori  hanno chiesto al primo cittadino delle delucidazioni, protestando animatamente per la presenza delle due rom. Il caso sta facendo scalpore in tutta la Sardegna, come ha riportato per primo il quotidiano l'Unione Sarda, scrivendo delle nuove collaboratrici scolastiche Vasvja Severovic - vedova e mamma di sei figli e una sua amica Sena Halilovic.

Le due donne sono state inserite in un percorso di integrazione e progetto di formazione professionale, promosso e finanziato dai fondi europei, ottenuti grazie alla Fondazione Anna Ruggiu che le ha introdotte al comune di Monserrato. Essendo a conoscenza della carenza di personale nelle scuole, il sindaco ha pensato di chiedere al preside di uno degli istituti, l'assunzione delle due donne per la durata di 12 mesi. Oltre all'incarico di collaboratrici scolastiche, verranno impiegate in altri settori amministrativi, con il fine di far conoscere loro il mondo del lavoro. Contro questa scelta non sono mancati i dissensi di alcuni genitori, ma solo una piccola minoranza ha voluto sottolineare Argiolas - è stata protagonista delle peggiori forme di razzismo pronunciando frasi del tipo ''  Puzzano, non si lavano, si vestono in modo strano, i bambini le temono''.

Il primo cittadino ha assicurato che per fortuna si tratta di uno sparuto gruppo di persone, ma è pur sempre da condannare ogni forma di razzismo. Ad ogni modo il progetto andrà avanti, anzi il percorso di integrazione dovrebbe coinvolgere un altro comune cagliaritano Selargius, dove in zona limitrofa del paese: viene ospitato un campo rom.

Sconcerto e vittima del pregiudizio, le parole di una delle due donne intervistate dal quotidiano sardo, dichiarando  -  che rubare è reato, chiedere la carità non sta bene, se lavorano è ancora peggio.