Morte di Elena Ceste; nella prima mattinata di oggi, 29 gennaio 2015, la Procura di Asti ha proceduto all'arresto del marito della donna, Michele Buoninconti, con la gravissima accusa di omicidio volontario premeditato e occultamento del cadavere. Dunque, la perizia del medico legale sull'autopsia effettuata sul corpo della donna, ha svelato, evidentemente, più di quanto ci si aspettasse; è stata una morte violenta sulla quale si attende la pubblicazione dei risultati dell'esame autoptico.
Tra gli elementi che hanno incastrato il marito di Elena Ceste, probabilmente le bugie dell'uomo e svariati elementi tutti a suo carico; ci sarebbe stato anche un testimone che l'avrebbe visto sul luogo dove è stata ritrovato il cadavere della moglie, oltre a tutti gli altri indizi ritenuti dagli investigatori attendibili.
Proprio in questi ultimi giorni c'è stato un sopralluogo voluto dai difensori di Michele Buoninconti a Costigliole, nel luogo dove è stata ritrovata Elena Ceste. Con l'ausilio di due geometri per varie misurazioni tra l'abitazione di Elena Ceste ed il posto dove è stato ritrovato il suo cadavere, la difesa ha cercato di dimostrare che, se Michele quella mattina avesse proceduto a seppellire il corpo, sarebbe stato visto dagli abitanti della zona.
Tuttavia la svolta nelle indagini dell'arresto di Michele Buoninconti arriva come un fulmine a ciel sereno; si è sempre ritenuto che l'eventuale fermo dell'uomo potesse arrivare dopo la celebrazione del funerale di Elena, per il quale si attende il nulla osta della procura.
Adesso sembra più che probabile che la data della celebrazione non andrà oltre i primi giorni di febbraio.
L'accusa di premeditazione apre, comunque, ulteriori scenari: la volontà, l'organizzazione dell'uomo ad uccidere la donna e a pianificare l'occultamento del cadavere, sono un'accusa molto più grave di un omicidio scaturito in un momento di ira.
Tra gli elementi che possono aver incastrato l'uomo, in attesa di ulteriori risvolti, l'analisi dei telefonini. Su quello di Michele, in particolare, è stato effettuato l'esame delle celle agganciate nei suoi spostamenti della mattina del 24 gennaio 2014. E sul cellulare della donna, con delle immagini private che avrebbe inviato ad alcuni uomini, costituenti il possibile movente dell'omicidio.