La Terza Sezione Civile della Cassazione ha disposto il rinvio alla Corte d'Appello del caso di Danilo Giuffrida, un giovane catanese, oggi 34enne, cui era stata sospesa la patente perché gay. Il rinvio del caso è stato disposto in quanto ritenuto non sufficiente il risarcimento di 20 mila euro concesso in sede d' Appello. Il caso esaminato oggi dai giudici della Cassazione ha origine nel 2001, quando l'allora ventenne Danilo Giuffrida dichiarò di essere omosessuale nel corso della visita medica di leva all'ospedale militare di Augusta.

Disponendo l'esonero del giovane dal servizio, l'ospedale militare trasmise alla Motorizzazione Civile un rapporto secondo il quale Giuffrida non era in possesso dei "requisiti psicofisici richiesti".

La Motorizzazione comunicò la sospensione della patente e la necessità di ripetere l'esame, anche quello di guida, per ottenere una patente della validità di un anno motivata con la necessità di verificare l'esistenza dei requisiti psicofisici. In pratica la patente era stata sospesa perché essere gay fu considerato dalla Motorizzazione una patologia psichica potenzialmente pericolosa per la guida di un veicolo.

Patente sospesa perchè gay: la sentenza della Cassazione

Il giovane iniziò così la sua battaglia giuridica, innanzitutto con un ricorso al TAR di Catania, che sospese il provvedimento della Motorizzazione restituendogli la patente, e poi con la richiesta di un risarcimento ai ministeri della Difesa e dei Trasporti per violazione della privacy e discriminazione sessuale, ottenendo in primo grado una somma di 100 mila euro a fronte di una richiesta di 500 mila.

La cifra fu successivamente ridotta a 20 mila euro nel corso del processo d'Appello, ed è proprio questa riduzione che la Cassazione ha giudicato "incongrua" per una vittima di omofobia, disponendo il rinvio del caso alla Corte d'Appello affinché formuli un risarcimento più adeguato. La Cassazione ha motivato la sentenza con il fatto che aver sospeso la patente perché gay, configura un comportamento omofobico "intollerabilmente reiterato", sottolineando, inoltre, che il diritto al proprio orientamento sessuale è tutelato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.