C'è chi dietro al tanto temuto virus Ebola ci ha sempre visto un complotto, una macchinazione tutta statunitense. Il virus, già esistente in Africa a partire dal 1976, ha cominciato a diffondersi a macchia d'olio, senza un motivo apparente, in diversi paesi africani a partire da Settembre dello scorso anno. In Europa e negli USA l'Ebola è stata tenuta sotto controllo. I casi pericolosi sono subito stati isolati. Il bilancio delle vittime è bassissimo. Questo non è avvenuto nei paesi del "terzo mondo" dove ha mietuto diverse morti. Da giorni ormai i telegiornali e i quotidiani non trattano questo argomento.

Poche ore fa è uscita una nuova notizia, diffusa prima dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (USA), poi dal Ministero della Salute (Italia): allarme per nuovi ceppi di Ebola, necessità di creare nuovi vaccini.

Dopo un periodo di tregua viene improvvisamente divulgata questa news. Coloro che da sempre avevano visto nel virus Ebola una cospirazione statunitense tornano all'attacco. Il Daily Observer, un importante quotidiano liberiano, sin dall'inizio aveva denunciato la responsabilità degli Americani ritenendo infatti il virus non un disastro sanitario ma una vera e propria arma biologica creata per ridimensionare il numero della popolazione mondiale. Alcuni "complottisti" abbracciano questa ipotesi.

Si espone Chris Brown: "Non lo so.. ma credo che l'epidemia di Ebola sia per controllare la popolazione".

Altri credono che l'invenzione dell'epidemia, con il conseguente aiuto, non sia altro che una strategia per ripulirsi la coscienza a seguito dello schiavismo e del colonialismo. La teoria più accreditata e rafforzata da queste ultime news è quella che vede nel virus una grandissima fonte di guadagno.

La creazione di nuovi vaccini farebbe infatti incassare milioni e milioni alle case farmaceutiche. Infine altri "complottisti" credono che l'epidemia sia stata incrementata dalla famiglia Rockefeller. Anche in questo caso per arricchirsi alle spalle di una popolazione fin troppo numerosa, quella africana.