I criminologi sono molto incuriositi dalla figura di Veronica Panarello Stival e più in particolare dal suo profilo psicologico. La comunità di Santa Croce Camerina (Ragusa) è rimasta estremamente colpita dalla tragica vicenda della morte del piccolo Andrea Loris Stival, strangolato il 29 novembre 2014 con l'uso di banali fascette da elettricista. Se inizialmente si pensò a un pedofilo. l'attenzione si è presto spostata sull'inquietante figura di sua madre: la 26enne Veronica Panarello, moglie di Davide Stival.

La situazione di Veronica Panariello - La donna si trova nel carcere di Agrigento con l'inquietante accusa di infanticidio aggravato.

A giudicare dalle riflessioni dei magistrati che indagano sulla vicenda la Panarello ha palesato crudeltà e assenza di pietà ed è stata glaciale nell'architettare la simulazione di un rapimento del figlio a scopo sessuale. Una volta ucciso Loris (raptus o premeditazione?) la donna ha immediatamente cercato, per sottrarsi alle sue responsabilità penali, di far ricadere la colpa su terzi, inscenando un ipotetico rapimento del bambino che in realtà è stato ucciso in casa. Davanti a un simile profilo criminale è chiaro che la donna è destinata a restare in carcere a lungo, visto che è potenzialmente capace di manipolare le situazioni e quindi di inquinare il materiale probatorio, anche negando l'evidenza dei fatti con ostinazione, come ha più volte dimostrato di saper fare.





Le motivazioni del Tribunale - Ecco per quali motivi il 3 gennaio 2015 il cosiddetto Tribunale della libertà decise di respingere l'istanza rivolta a farla scarcerare, anche per seguire più da vicino il suo secondogenito Diego, di soli 4 anni. A leggere le motivazioni pare di capire che i giudici sono rimasti profondamente colpiti dalle potenzialità criminodinamiche di Veronica Panarello, anche se ancora si stenta a credere che sia stata proprio lei a lasciar cadere il corpo del figlioletto da un'altezza di 2,5 metri circa, in occasione dell'occultamento presso il canale di cemento in località vecchio mulino.

Forse in quel momento il bimbo era ancora in vita, ma la madre non se ne era resa conto, preda dei suoi "demoni".

La mente di Veronica Panarello resta per molti versi un mistero. Allucinante quello che secondo i giudici è il movente del delitto: "uno stato passionale momentaneo di rabbia incontenibile per il fallimento del piano mattutino che evidentemente quel giorno non prevedeva l'ingombrante presenza del bimbo".

L'incapacità della madre di controllarsi è stata fatale al piccolo. A difendere la donna sono rimasti i parenti più stretti: i genitori e la sorella, mentre il marito Davide ha da tempo preso le distanze, anche se ha accettato di incontrare sua moglie in carcere, per un chiarimento che non è però servito a fargli cambiare idea.