Le motivazioni dei giudici che hanno emesso l'ordinanza di arresto nei confronti di Michele Buoninconti, il vigile del fuoco di origine salernitana accusato di aver ucciso la moglie Elena Ceste, sembrano molto chiare: per loro, l'uomo era ossessionato dalla possibilità che la moglie lo tradisse e vedeva ovunque delle prove che confermavano i suoi sospetti. Secondo la ricostruzione che si legge nel provvedimento, Buoninconti avrebbe avuto accesso, dodici ore prima del delitto, ai messaggi che la moglie si scambiava con un uomo che conosceva anche lui, un playboy di provincia sposato con figli, che, negli sms inviati alla donna, la invitava a incontrarlo nel parcheggio di un ipermercato della zona.

La sera del 23 gennaio

Quella scoperta, successiva a quella già precedentemente fatta delle amicizie virtuali che la moglie coltivava su Facebook, avrebbe gettato l'uomo in uno stato di confusione e crisi identitaria, fino al punto di spingerlo a decidere di attuare concretamente un progetto che nella sua mente già stava maturando da tempo, e cioè quello di uccidere la moglie, colpevole ai suoi occhi di screditarlo come uomo e come marito e di ripagare con 'evasioni' e tradimenti la sua dedizione al lavoro e alla famiglia.

Dunque, questi sarebbero i fatti della sera del 23 gennaio 2014. La mattina del 24, Buoninconti avrebbe aspettato che la moglie uscisse dalla doccia per sorprenderla in camera da letto o in bagno (il luogo in cui si è consumato il delitto è ancora incerto) e strangolarla (secondo le perizie autoptiche, l'asfissia è la causa della morte della donna).

Avrebbe poi coperto il cadavere con un telo e lo avrebbe gettato nel rio Mersa, un canale a circa un chilometro da casa, privo di vestiti. Quello stesso corpo, tutto infangato, sarebbe stato ritrovato solo nove mesi dopo, il 18 ottobre del 2014.

Buoninconti rifiuta l'avvocato

Buoninconti, da giovedì 29 gennaio in carcere, ha rifiutato la tutela di un avvocato penalista piemontese che si è offerto di aiutarlo gratuitamente.

L'uomo ostenta sicurezza e, del resto, già prima di essere arrestato aveva ricusato la possibilità di ricevere assistenza legale: «non ho soldi per pagare questi signori». Evidentemente, però, l'aiuto di «questi signori» non lo vuole neppure gratis.