"Siamo a sud di Roma". L'Is minaccia per la prima volta in maniera diretta l'Italia durante l'ultimo video-messaggio, girato sulle coste della Libia. Nei giorni scorsi il ministro della Difesa Roberta Pinotti e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni si erano detti pronti ad un intervento armato contro la minaccia jihadista, ormai a 300 chilometri dalle coste della Sicilia. Del resto la situazione libica preoccupa fortemente la diplomazia internazionale di buona parte del mondo occidentale con l'aggiunta dell'Egitto, gravemente offeso dalla decapitazione di 21 cittadini di fede cristiano-copta.

Il summit a palazzo Chigi

Il premier Matteo Renzi ha però ridimensionato la volontà dell'Italia di entrare in conflitto aperto con l'Is e di inviare militari in Libia sostenendo che "non è tempo di conflitti". Oggi il presidente del Consiglio ha indetto una riunione a palazzo Chigi alla presenza di Gentiloni, Pinotti, Alfano e del sottosegretario Marco Minniti. Dall'incontro è venuta fuori la volontà italiana di continuare sulla linea di una forte azione diplomatica ed evitare, per ora, un coinvolgimento diretto delle truppe tricolore sul suolo libico.

La polemica in Italia

Ma su questo punto le forze politiche si spaccano. C'è chi, come Giovanni Toti di Forza Italia, è fermo su posizioni aggressive sostenendo che "chiunque minacci il nostro Paese debba sapere una cosa: o si ritira o sarà annientato". Ribadendo poi che "questo sia l'unico dialogo possibile con chi attenta alla sicurezza del nostro Paese". Ma anche la sinistra di Sel, attraverso il suo leader Nichi Vendola, considera l'Is "una minaccia assoluta alla nostra vita quotidiana" chiarendo però che "non servono improvvisazione e imprudenza ma una analisi accurata della situazione libica".

Abdel Fattah al-Sisi e Francois Hollande

Ma in altri Paesi le posizioni non sembrano essere così concilianti. Il raìs egiziano ha risposto infatti duramente alla decapitazione dei 21 cristiani copti attraverso intensi bombardamenti su posizioni strategiche dell'Is. L'attacco si configura non tanto come forma di mera rappresaglia, come accaduto dieci giorni fa con i raid giordani, quanto come dichiarazione di guerra intensa e sistematica all'autoproclamato Stato Islamico che minaccia sempre più seriamente il suo Paese. La posizione di al-Sisi è inoltre appoggiata dal premier francese Francois Hollande che ha chiesto con urgenza al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di approvare un intervento armato internazionale per stabilizzare un Paese, la Libia, ormai allo sbando. I politici europei sembrano infatti contare sempre di più sulla collaborazione con i governi del Nord-Africa per arginare la minaccia e combattere le milizie dell'Is. Un modo per fronteggiarle a distanza senza che sangue europeo venga sparso sul suolo libico.

Il messaggio di papa Francesco

Intanto il pontefice ha rivolto le sue preghiere ed un messaggio di solidarietà alle famiglie dei cristiani decapitati. "Offriamo questa messa -ha detto il papa - per i nostri 21 fratelli copti, sgozzati per il solo motivo di essere cristiani. Preghiamo per loro, che il Signore come martiri li accolga, per le loro famiglie, per il mio fratello Tawadros, che soffre tanto".