Un anno di prigione da scontare per colpa di una bustina di noccioline (per questo è detto lo "Scandalo delle noccioline"), nonostante fosse a bordo di un aereo di proprietà del padre. Alcuni ricorderanno la notizia, pubblicata lo scorso 5 dicembre e rimbalzata prontamente sui giornali e i siti web di tutto il mondo: Heather Cho, 40 anni, figlia del numero uno della compagnia aerea Korean Air, si trovava a bordo del volo New York - Seoul quando ha dato il via ad una sfuriata contro il capo cabina della prima classe, colpevole di averle servito delle nocciole macadamia dentro un sacchettino di plastica invece che su un piattino, violando in questo modo le rigide direttive Korean Air.





La donna, ai tempi vice presidente della compagnia, ordinò ai piloti di far rotta nuovamente all'aeroporto J.F. Kennedy, da dove erano partiti, per far scendere il capo cabina dal velivolo.

Una punizione che la signora Cho deve aver ritenuto esemplare ma che, poco tempo dopo, le è tornata indietro come un boomerang a causa della raffica di polemiche scatenate, con l'incidente battezzato dai media di tutto il mondo "lo scandalo delle noccioline".



La reazione del padre, presidente della compagnia aerea sudcoreana, non si fece attendere: Cho Yang-Ho si scusò pubblicamente per l'accaduto pochi giorni dopo, aggiungendo di sentirsi in parte responsabile per il comportamento della figlia, perché non l'ha educata nel modo corretto.

Da parte sua, l'opinione pubblica sudcoreana ne approfittò per scagliarsi non solo contro il comportamento prepotente della donna, ma anche per scatenare un dibattito sull'arroganza da sempre dimostrata dalle grandi e potenti famiglie che da decenni dominano ampiamente i più importanti gruppi industriali della Corea del Sud.

Una questione aperta anche per la compagnia aerea Korean Air, già nel bersaglio dei media da diverso tempo per aver tentato in passato di insabbiare le denunce del personale della compagnia aerea, indignato per i servilismi eccessivi nei riguardi della famiglia Cho.