Le ultime novità sul caso Yara Gambirasio al 9/3/2015 riguardano l'aggravarsi della posizione del carpentiere di Mapello sospettato del turpe delitto e cioè Massimo Giuseppe Bossetti. L'uomo, 44 anni, si trova in carcere ed appare disperato, come dimostra l'ennesima intercettazione telefonica. "Se mi inchiodano non mi fanno più uscire da qui. Se mi condannano basta, io la faccio finita!" dice Bossetti al fratello in visita in carcere. L'intercettazione, pur datata (risale al giorno 23 dicembre 2014) è la spia del forte disagio provato da Bossetti, che proprio non riesce a sopportare la permanenza nel carcere di Bergamo, dove è stato a lungo in regime di isolamento. In carcere, si lamenta Bossetti, gli altri detenuti lo chiamano "Ammazza bambini", dato che i detenuti sono stati sempre molto duri con pedofili o presunti tali. Al 9/3/2015 dobbiamo rammentare che per due volte il tribunale del riesame ha respinto la domanda di scarcerazione inoltrata ai suoi legali.



Ricordiamo che Yara Gambirasio sparì il 26 novembre 2010, quando aveva solo 13 anni, dopo essere uscita dall'impianto sportivo dove era solita allenarsi. Era diretta verso la sua casa. Le indagini sono state lunghe e laboriose in quanto non è stato facile risalire all'identità di appartenenza del codice genetico rinvenuto sui vestiti che Yara indossava quel giorno. La ragazza morì di ipotermia, cioè a causa del freddo, essendo stata vigliaccamente abbandonata in un campo nonostante le ferite sul suo corpo, che la rendevano inerme.



"Voglio poi sapere se quel Dna è mio… come cavolo ci sia finito lì, come cavolo si sia trasportato lì." diceva un certo punto Bossetti, nell'intercettazione. Al 9 marzo 2015 l'uomo professa comunque la sua innocenza e va aggiunto che in tal senso non ha mai palesato dei cedimenti, al punto da incassare, almeno nella fase iniziale, la solidarietà dei familiari. "Se mi arriverà, se mi daranno la condanna io la faccio finita giuro, perché non è giusto che un innocente deve finire in carcere". Ricordiamo che inizialmente i sospetti degli investigatori si soffermarono su un operaio extracomunitario poi risultato estraneo ai fatti e quindi uscito dall'inchiesta.