La  Corte Suprema dell'India ha concesso a Massimiliano Latorre, la possibilità di restare in Italia fino al 15 luglio prossimo. Il fuciliere italiano della Marina si trova in Puglia dove sta seguendo il periodo di convalescenza dopo l'intervento subito al cuore lo scorso gennaio. La proroga per Latorre è arrivata dopo un attento dibattito durato 20 minuti in cui la Corte ha preso in riesamina l'iter giudiziario che vede coinvolti i due Marò Latorre e Girone, quest'ultimo tuttora ancora in India.


Il permesso del fuciliere sarebbe scaduto tra tre giorni, il 12 aprile, e senza la decisione della giuria Latorre sarebbe dovuto rientrare in India. Durante l'udienza, presieduta dal giudice Anil R. Dave, sono stati concessi invece altri tre mesi di permanenza in Italia, di comune accordo con il governo indiano. Questo può essere visto anche come un segnale di distensione per le trattative che sono in corso ufficiosamente tra Roma e Nuova Delhi.

La sentenza è stata accolta con favore anche da Paola Moschetti, attuale compagna di Latorre che ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: "Senza dubbio questa decisione permette a Massimiliano di poter continuare le cure necessarie in un ambiente più salutare come quello domestico, almeno per quanto riguarda l'aspetto fisico. Psicologicamente invece è un sollievo temporaneo". La Moschetti ha poi aggiunto che entrambi attendono con molta ansia anche il rientro di Salvatore Girone per poter finalmente gioire tutti insieme".

L'India accelera l'inizio del processo ai due marò

La Corte Suprema ha inoltre chiesto un'accelerazione dei tempi per l'inizio del processo contro i due marò che sono accusati dell'uccisione di due pescatori indiani avvenuta il 15 febbraio del 2012: i fucilieri avevano scambiato i due per pirati quando si trovavano sulla petroliera Enrica Lexie.

La giuria ha poi definito un'udienza entro la fine del mese in cui si deciderà se sarà la NIA (National Investigation Agency) a dover seguire il caso. La Corte Suprema ha anche esortato la difesa dei due Marò a non ricorrere più a stratagemmi per far sì che vengano processati in Italia, e di consentire l'avvio del procedimento.