La distruzione di manufatti iracheni di valore inestimabile, per lo Stato islamico sarebbe solo un trucco per nascondere un'operazione per certi versi peggiore, per la quale vengono fatti a pezzi solamente dei falsi mentre i vari autentici tesori sono contrabbandati fuori dal Paese e venduti sul mercato nero per finanziare l'esercito terrorista. Il mondo era rimasto scioccato il mese scorso dalla distruzione pubblica di centinaia di opere d'arte apparentemente inestimabili del museo di Mosul. Ma quel che non era chiaro osservando lo sfacelo, era se gli uomini barbuti armati di martelli e trapani stessero infierendo contro degli originali o delle copie.
Infatti sembra che la stessa organizzazione stia riversando sul mercato d'Arte parallelo una grandissima quantità di oggetti di antiquariato che in teoria sarebbero stati distrutti.
Il Times di Londra riporta che l'Isis abbia contrabbandato quasi 100 reperti in Gran Bretagna, e si tratterebbero di opere d'arte saccheggiate durante la guerra in Siria dello scorso anno. Si stanno quindi dimostrando come ladri di opere d'arte internazionali, vendendo opere spesso sconosciute che sono più facili da contrabbandare. Questa non è la prima volta che manufatti rubati durante sconvolgimenti politici abbiano invaso il mercato. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, l'FBI aveva avviato un'indagine per ritrovare grandi quantitativi di icone religiose russe rubate.
Propaganda ed indignazione
Osservando le immagini della distruzione insensata di reperti inestimabili da parte dell'Isis, conservati dal genere umano per quasi tremila anni, ci sentiamo pervadere da un senso di indignazione. Tuttavia dobbiamo sempre tenere a mente che i filmati rilasciati dall'organizzazione servono a promuovere lo Stato islamico come un'orda barbarica capace di compiere qualunque tipo di atrocità.
In teoria, avrebbero voluto distruggere tutta la cultura araba e l'iconografia antecedente all'Islam, come hanno fatto altri regimi nel passato a partire dagli antichi egizi fino ai khmer rossi ed ai talebani.
Esperti d'arte che hanno visto con attenzione i filmati delle distruzioni hanno riferito che la maggior parte se non tutte le opere statuarie sembravano essere copie in gesso.
Inoltre secondo indiscrezioni, i funzionari del museo di Mosul avevano già portato via gli originali e messi al sicuro lontano.
Solo riproduzioni
Secondo il New York Times, molte di queste sculture erano riproduzioni ricostruite dai frammenti che comprendevano pezzi originali delle antiche sculture. Con questo non si nasconde che i barbari siano riusciti a distruggere oggetti di immenso valore culturale. Il vicino sito archeologico della porta di Nergal a Ninive fu gravemente danneggiato, ed i magnifici tori alati del VII secolo a.C. sono stati persi per sempre.
Possiamo pensare che i jihadisti abbiano effettivamente distrutto solo l'arte considerata non vendibile nel mercato internazionale. I tori alati erano troppo noti e troppo difficili da trasportare per essere venduti. Anche in questo caso l'ideologia e la religione sono subordinate al denaro ricavato da loschi traffici.