Cambiando il capo d'imputazione, dopo la contestata assoluzione per prescrizione avvenuta in Cassazione il 20 Novembre dello scorso anno, il Tribunale di Torino processa nuovamente il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny. Fu proprio la Corte di Cassazione, nelle motivazioni della sentenza, a indicare il tipo di reato per il quale giudicare l'ex proprietario della fabbrica Eternit di Casale Monferrato. Infatti, oltre all'assoluzione per intervenuta prescrizione dei reati contestati nel primo processo, omissione di cautele e disastro ambientale, i giudici togati sottolinearono il fatto che il reato da contestare fosse quello di omicidio, per il quale non vi sono termini di scadenza, con le aggravanti dei motivi abietti e dell'uso di mezzi insidiosi.

L'accusa di omicidio riguarda la morte di ben 258 persone tra dipendenti della fabbrica e abitanti dei paesi limitrofi, ammalatesi di mesotelioma, cancro inguaribile provocato dalla fibra volatile che si sprigiona dai manufatti in eternit. I paesi coinvolti sono: Cavagnolo (TO), Casale Monferrato (Al), Rubiera (Re), Bagnoli (Na), tutte città dove la multinazionale elvetica aveva stabilimenti produttivi. L'accusa è sostenuta dai pm Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace, mentre in tribunale siede il Gup Federica Bompieri. Nel caso in cui i capi d'imputazione fossero confermati, si aprirebbe inevitabilmente un nuovo processo in Corte di Assise, composto di due giudici togati e sei giudici popolari.

In un corposo volume la procura asserisce che Stephan Schmidheiny fosse ben consapevole della pericolosità delle fibre di amianto, e che non pose in opera nessun sistema di sicurezza al solo fine di risparmiare e massimizzare i profitti. Nel corso del primo processo addirittura emerse che il proprietario degli stabilimenti pose in essere campagne di disinformazione con l'intento di tranquillizzare i lavoratori, avendo a cura solo ed esclusivamente il proseguimento delle produzioni.

La difesa dell'imputato

Per voce del professor Astolfo di Amato, cercherà di far passare la tesi del " nel bis in idem", secondo la quale una persona non può essere processata due volte per gli stessi motivi. Infatti, secondo il legale il processo sarebbe una copia esatta di quello già in precedenza celebrato, asserendo che in pratica al suo cliente sono contestate le stesse cose seppur sotto una forma giuridica diversa.

Ampia la mobilitazione degli abitanti di Casale Monferrato, che si stanno organizzando per seguire il processo; Solo cinquanta di essi comunque si costituiranno parte civile, mentre molti di loro insieme con altri cittadini dei vari paesi coinvolti hanno accettato le offerte di risarcimento del miliardario svizzero.