E' stato confermato il fermo del trentenne romano, il quale nella tarda serata di ieri, ha confessato di aver aggredito e stuprato una tassista romana. Prima la denuncia della donna, poi la generosa collaborazione di un collega di lei, hanno permesso di chiudere il caso in poche ore. Al momento l'uomo, separato e padre di una bambina di 7 anni, si trova nel carcere di Regina Coeli. Si sono fatte sentire forti le voci di tassisti, sia uomini che donne, che hanno chiesto maggiore sicurezza sul lavoro. Il servizio di Francesca Cenci, inviata del TG5, è stato molto esplicativo.

Da esso si evince, che l'uomo è stato bloccato alla fermata dell'autobus, in un quartiere a nord di Roma. Simone Borgese, 30 anni, come già detto, separato e padre di una bambina di 7 anni, è stato lui ad aggredire e violentare una tassista di 43anni. Ad inchiodarlo è stata anche la testimoniaza di un collega della vittima, il quale lo aveva preso a bordo qualche giorno prima del misfatto.

Esemplare il lavoro delle forze dell'ordine

Il tassista non aveva dimenticato il volto di quel cliente, che al momento di pagare, aveva detto di non avere denaro con sè ed aveva lasciato il numero del suo cellulare come pegno. Stessa fermata, stessa destinazione, in più un borsone identico a quello descritto dalla vittima dell'aggressione.

E' stata la stessa vittima, subito dopo il fermo, a riconoscerlo attraverso un album fotografico. Negli uffici della questura centrale di Roma, dopo circa tre ore di interrogatorio, il giovane ha confessato il suo crimine. In un primo momento ha provato a negare, ma poi è crollato in una confessione ben dettagliata. "E' stato un raptus, non ero in me stesso, non volevo accadesse una cosa del genere", così ha cercato di discolparsi Simone Borgese tra le lacrime.

Il ragazzo è un cameriere, esercita la sua professione in vari ristoranti della Capitale, ma quel giorno aveva fatto tardi al lavoro, per questo aveva deciso di prendere un taxy.

Durante il tragitto aveva fatto cambiare strada alla donna, l'aveva fatta fermare presso un viottolo isolato e l'aveva aggredita. La poverina piangeva, lui in una sorta di dolcezza malata e perversa le aveva detto: "Stai calma, non ti succedera niente".

Nonostante ciò l'aveva poi violentata e, prima di fuggire, le aveva sferrato un pugno. Simone Borgese, nel carcere di Regina Coeli, è accusato di violenza sessuale e lesioni.

La vita pericolosa del tassista in una metropoli

Nessuna corsa è sicura in una metropoli come Roma, lo ripetono da sempre i tassisti locali, scossi, ma non sorpresi, per l'aggressione ad una loro collega. Ciò che chiedono sono in primis le telecamere di bordo, da attivare solo pigiando un pulsante, e collegate con la centrale e le forze dell'ordine. Alcune compagnie già le hanno adottate, per esempio a Napoli. Tuttavia, si tratta solo di mosche bianche coloro che le utilizzano, in quanto tali strumenti sono molto costosi e poi c'è di mezzo la privacy.

Serve un contributo pubblico, un pò come in Cina, senza però che il "Grande Fratello" riprenda tutta la corsa, ma si attivi solo in caso di pericolo. L'uso di vetri blindati come a New York, non è consentito a causa delle nostre leggi, secondo il regolamento inoltre, un tassista può rifiutare un cliente solo se incapace di intendere e di volere. Così i vari tassisti italiani si sono organizzati in gruppi semi-improvvisati, tramite chat od altri tipi di community virtuali, per cercare di aiutarsi gli uni con gli altri.