Un rapporto del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha accusato Israele e i gruppi armati palestinesi guidati da Hamas, di aver violato il diritto umanitario internazionale durante la guerra dell'estate del 2014 a Gaza. Il documento è stato presentato ieri 22 giugno in cui si evidenziano prove inconfutabili ove si legge che, in alcuni casi, sono stati compiuti veri e propri crimini di guerra nella striscia di Gaza.

51 giorni di guerra sanguinosa

Il Consiglio dei diritti umani dell'ONU ha incaricato un gruppo indipendente di ricercatori, guidati dal giudice americano Mary McGowan Davis, di indagare nei luoghi della striscia di Gaza dove l'estate scorsa sono avvenuti gli scontri fra israeliani e palestinesi.

Né Israele, né Hamas hanno voluto collaborare a tale inchiesta. Il conflitto è durato 51 giorni e le vittime verificate fanno registrare numeri enormi: 2.251 palestinesi, 1.462 civili dei quali un terzo di questi erano bambini, mentre fra gli israeliani i morti risultano essere stati "solo" 67 soldati e 6 civili.

"L'entità della distruzione e le sofferenze causate sono senza precedenti e avrà un impatto sulle generazioni future", scrive McGowan nel suo rapporto.

Esagerata potenza di fuoco

La nota osserva che è stata usata una "forte ed esagerata potenza di fuoco" durante il conflitto, con più di 6 mila operazioni di volo e 50 mila proiettili sparati dalle forze israeliane, e 5 mila razzi e 2 mila colpi di mortaio sparati da parte delle milizie palestinese.

I ricercatori hanno sottolineato come un uso così ampio di armi letali da parte dell'esercito israeliano e il lancio indiscriminato di razzi palestinesi, in entrambi i casi colpendo aree densamente popolate, abbiano contribuito a determinare un così alto numero di vittime fra i civili, soprattutto bambini. La relazione conclude che i leader politici e militari di Israele non hanno cambiato la loro strategia di combattimento, nemmeno dopo l'evidente deterioramento della situazione umanitaria e distruttiva che si stava ampliando ogni giorno di più a Gaza, con migliaia di morti e interi quartieri distrutti a causa degli attacchi militari.

I responsabili restano impuniti

L'impunità sta prevalendo, né Israele né i leader palestinesi hanno attivato alcun procedimento penale a carico di coloro che sono sospettati di aver violato il diritto internazionale umanitario. Nemmeno di fronte alla richiesta, da parte della commissione ONU, di cooperare con la Corte penale internazionale, che ha aperto un fascicolo preliminare per una causa per crimini di guerra, ha ottenuto una qualche disponibilità delle parti in conflitto.

Non solo le parti si rifiutano di cooperare con l'ONU, bensì non hanno nemmeno intenzione di fornire i dati, richiesti per far luce sulle responsabilità, in merito a quelli che sono stati i criteri adottati, da entrambe le forze militari, per scegliere gli obiettivi dei loro attacchi.

Israele e Palestina inspiegabilmente "unite", ma solo contro l'ONU

"Israele si difende contro le organizzazioni terroristiche che cercano di distruggerla", lo ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Il premier israeliano ha descritto l'indagine delle Nazioni Unite come una totale e inutile perdita di tempo, accusando di "parzialità" gli estensori del rapporto delle Nazioni Unite. Dall'altra parte, anche Hamas, il gruppo palestinese dominante a Gaza, ha respinto le accuse del rapporto affermando che la sua organizzazione si è limitata a difendere i cittadini di Gaza, senza per questo aver attaccato indiscriminatamente i civili israeliani.