Il 28 maggio del 1974, a Brescia, si è scritta una delle pagine più buie della storia italiana. Erano gli anni di piombo, un periodo in cui si poteva morire per una bomba nascosta in un cestino. L'occasione era una manifestazione organizzata in piazza della Loggia dai sindacati e dagli antifascisti contro il terrorismo nero. L'attentato arrivò cinque anni dopo la strage di piazza Fontana e sei anni prima della strage di Bologna. Ieri sera è arrivata la sentenza dell'appello bis.

In quella piazza, alle ore 10:12, trovarono la morte otto persone: l'insegnante di francese Giulietta Banzi Bazoli (34 anni); l'insegnante di lettere Livia Bottardi (32); l'insegnante di fisica Alberto Trebeschi (37); l'insegnante Clementina Calzari (31); l'ex partigiano Euplo Natali (69); l'insegnante Luigi Pinto (25); gli operai Bartolomeo Talenti (56) e Vittorio Zambarda (60).

La camera ardente di sei di loro venne allestita in municipio. I funerali, interamente pagati dal Comune di Brescia, si svolsero invece in piazza della Loggia. Vi presero parte più di 500 mila persone.

Quella stessa bomba ferì, più o meno gravemente, altre 102 persone.