L’amore è eterno finché dura. Specialmente se coltivato per più di tre decenni in un mondo di chitarre e stadi stracolmi, di Gossip, show-biz e grandi palchi, star del rock e major della musica mondiale. Certo, dirsi addio può far male ma se il cuore brucia e l’anima è in fiamme, proprio come gli dei del rock ci insegnano da sempre, può anche far notizia. E che notizia: se il cuore infranto è quello di Bon Jovi e chi lascia è la sua storica etichettadiscografica, la Mercury, allora la news diventa una vera e propria bomba.
Ponti in fiamme, note nel web
E se la bomba porta il titlo di ‘Burning Bridges’, singolo del nuovo album in uscita in questi giorni a due anni dal suo precedente ‘What about now’, il gioco è fatto (e il dado è tratto): i ponti che bruciano sono proprio quelli tra Bon Jovi e l’etichetta che lo scritturò insieme alla sua band nel 1983, anno in cui è cominciata quella cavalcata che ad oggi ha fruttato quattordici album in studio compreso quest’ultimo, oltre 135 milioni di dischi venduti nel mondo e quasi tremila concerti per oltre 37 milioni di fan di cinquanta paesi sopra e sotto l’equatore. Per tacere dei premi ed onorificenze conquistati in trentadue primaveredi onorata carriera.
Certo, lasciarsi fa male.
Farlo in musica può essere (forse) terapeutico ma per Bon Jovi il quieto vivere riconquistato (e una rivincita artistica, senza dubbio) passa di sicuro anche per i versi di un singolo eloquente già dal titolo. Dettaglio di non poco conto: il preorder dei suoi fan ha fatto già balzare l’album al primo posto in Italia più altri sedici nazioni, nella top 5 di altri quarantacinque paesi compresi Brasile, Giappone e Germania, e nella Top 10 di altri mercati importantissimi come Gran Bretagna e Australia.
Dalla Cina con furore
Prendendola con filosofia, lo spettacolo deve continuare. Soprattutto per Jon, da anni avvezzo non solo allo spettacolo ma pure a quel marketing che gli permetterà di allargare ulteriormente la schiera degli aficionados: prenotando la propria copia si potranno infatti scaricare istantaneamente cinque delle dieci tracks totali dell’album, compreso il singolo apripista ‘Saturday night gave me Sunday morning’.
E se i ponti bruciano con la Mercury di certo non lo fanno col mercato: il buon Jon già pensa ad ampliare i suoi orizzonti cantando in cinese una delle più note ballate dell’estremo oriente, ‘The moon represents my heart’ per imporsi anche lì, in barba a quella delusione che cantata in versi suona così: ‘After 30 years of loyalty, they let you dig the grave/ Now maybe you can learn to sing or strum along/ We’ll I give you half the publishing/ You’re why I wrote this song’: ‘Dopo trenta anni di fedeltà ti lasciano scavare la tua fossa. Ora forse puoi imparare a cantare e strimpellare. Ok, ti darò metà dei diritti editoriali perché sei il motivo per cui ho scritto questa canzone’. Un melodico addio, davvero. A suon di rabbia e rock.