Come dimenticare il 17 maggio 2015, una data tragicamente memorabile che in pochi istanti ha consumato la giovane vita di Marco Vannini. Il 25 enne si trovava a cena a casa della fidanzata Martina. La famiglia Vannini continua a cercare la verità e in questi giorni pare sia emersa la testimonianza di un'infermiera che quella maledetta notte si trovava a prestare il proprio turno nell'ospedale che ha soccorso Marco.

La testimonianza - Un'infermiera dichiara che durante la tragica notte ha udito il Signor Antonio Ciontoli fornire ai propri familiari indicazioni sulle informazioni da dare agli inquirenti riguardanti le dinamiche della morte del giovane Marco.

Una testimonianza che se confermata aggraverebbe la posizione del suocero della vittima, unico indagato della vicenda. A tal proposito, il legale della famiglia di Ciontoli l'avvocato Andrea Miroli si è indignato dichiarandoche quanto pubblicato dal settimanale "Giallo" sia coperto da segreto istruttorio e ritiene sia stata una mossa sbagliata averlo reso pubblicodato che neanche la difesa è a conoscenza di queste dichiarazioni.

Omicidio o incidente, la famiglia chiede la verità - La famiglia Vannini chiede solo di conoscere la verità, quella sera aveva affidato il proprio figlio a persone delle quali si fidava glielo hanno restituito morto e da quanto emerso dalla ricostruzione dei fatti pare proprio che non si sia fatto nulla per evitargli la morte.

Ricordiamo infatti che i soccorsi sono stati chiamati in ritardo e se invece si fosse intervenuto per tempo probabilmente Marco sarebbe ancora vivo. L'avvocato Celestino Gnazi, legale della famiglia Vannini, ribadisce che non vogliono necessariamente un colpevole, ma i genitori della vittima desiderano soltanto conoscere la verità ovvero se si sia trattato di un incidente oppure di un omicidio, per il momento l'unico imputato accusato di omicidioè Antonio Ciontoli, laddove dovessero emergere realtà differenti probabilmente sarà scagionato ma al momento l'unica certezza risulta essere questa.