Dalle pagine del 'New York Times' apprendiamo degli orrori di guerra che accadono in Afghanistan ad opera di alti ufficiali della polizia locale. La faccenda è venuta alla luce in seguitoal racconto di un padre che ha perso il figlio, un soldato americano di istanza in quelle zone. Nella sua ultima telefonata a casa, Gregory Buckley Jr., aveva confessato che alti ufficiali afgani abusavano sessualmente di ragazzi anche nella stessa base dove prestava servizio il marines. Aveva riferito delle urla provenienti dalla sua postazione. Purtroppo non ha potuto denunciare né intervenire per fermare queste atrocità, in quanto gli ordini erano quelli di fare finta di niente.

Come scrivono sul giornale americano, lo scandalodegli abusi sessualisui bambini è un problema serio che da tempo affligge l'Afghanistan, soprattutto da parte dei comandanti della polizia che spessogovernanole zone rurali, dove c'è quasi sempre miseria e scarsità di risorse. Ai "soldati americani e ai Marines è stato detto di non intervenire", spiega il 'Nyt', pubblicando le interviste e i documenti raccolti nel corso dell'inchiesta.

L’ordine di non intervenire se si assisteva ad uno di questi episodi era giustificato con la scusa che, anche se una pratica barbara, questo comportamento faceva parte della cultura locale, ed erano principalmente gli uomini di potere a compiere questi reati. L'immobilismo delle forze americane serviva a non turbare l'equilibrio tra l’esercito e la polizia afghana, che veniva addestrata dagli Usa e dalla Nato per far fronte alle minacce dei talebani.

Alcuni soldati americani, stanchi dei continui abusi, in alcuni casi sono intervenuti per fermare le violenze picchiando un agente afghano che aveva ridotto in schiavitu' un bambino, legandolo al letto. A causa della violazionei soldati sono stati puniti con l'allontanamento dalle forze dell'esercito americano.Questapolitica di costringerei marines americani che prestano servizio in Afghanistanad ignorare i pedofili tra la polizia afghana è ora sotto esame anche in seguito alleazioni disciplinari inflitte ai militari.