Con un comunicato diramato alla stampa la Tecnis, colosso catanese finito nel mirino delle fiamme gialle nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Procura di Roma sull’Anas, i vertici dell’azienda hanno voluto replicare agli articoli apparsi in queste ore nelle varie testate giornalistiche relativi all’arresto dei due imprenditori della Tecnis appunto.
La replica della Tecnis
In relazione alle imputazioni contestate a Francesco Domenico Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, i vertici dell’azienda catanese hanno voluto precisare alcuni aspetti per fare chiarezza sulla vicenda giudiziaria: ‘in primo luogo - si legge nella nota dell’azienda- Tecnis intende chiarire che agli imprenditori Bosco e Costanzo non sono state rivolte accuse né per associazione a delinquere, né per appalti truccati.
Le imputazioni riguardano il reato di corruzione, ma non, come è stato erroneamente divulgato, per ottenere somme non dovute. Le interferenze al vaglio della magistratura – si legge ancora nel comunicato della Tecnis - riguardano piuttosto un tentativo di accelerare i tempi di pagamento di corrispettivi dovuti, nonché per ottenere in tempi accettabili la presa d’atto per la cessione del ramo d’azienda Lombardia, necessaria per fare cassa per poter far fronte alle esigenze finanziarie dell'azienda’.
Salvare l'azienda dal crollo
I vertici della Tecnis cercano dunque di correre ai ripari per cercare di salvare l’azienda dal crollo in seguito al coinvolgimento della stessa nell’inchiesta sull’Anas che, tra gli altri, ha visto finire in carcere l’ex sottosegretario durante il secondo governo guidato da Romano Prodi, Luigi Meduri, già Presidente della regione Calabria tra il 1999 e il 2000.
Costanzo e Bosco Lo Giudice sono due dei tre imprenditori arrestati nell’operazione Dama Nera, una operazione che ha visto finire in manette anche alti dirigenti dell’Anas e avvocati.
La Tecnis ha avuto dall’Anas appalti per circa ottocento milioni l’anno aggiudicandosi i lavori infrastrutturali più importanti nel Sud Italia.