Era il 1996 quando Elio e le Storie Tese, dal palco di Sanremo, cantarono le gesta di un Paese allo sbando. La Terra dei cachi risultò una fotografia tanto ironica quanto impietosa, di un’Italia dedita alla corruzione e al malaffare. Una canzone che fece scalpore e che finì seconda in quella rassegna del Festival solo perché vittima di una colossale irregolarità nelle votazioni finali. Il messaggio però arrivò forte e chiaro ai milioni di telespettatori incollati davanti alla TV: campione esiguo ma rappresentativo di un popolo quasi rassegnato a vivere in balia di una classe dirigente marcia.

A distanza di quasi vent’anni, poco o nulla è cambiato. La corruzione era e resta il cancro peggiore che logora le fondamenta del Paese e lo scandalo Anasha solo riproposto questa triste realtà.

Operazione Dama Nera

Dieci ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Roma, 31 gli indagati. È questo il primo bilancio dell’operazione condotta dalla Guardia di Finanza scattata all’alba di ieri e che ha messo a soqquadro la sede della Direzione Generale dell’Anas. A finire nel mirino degli inquirenti dirigenti e funzionari della società, imprenditori, un avvocato e un ex sottosegretario al ministero delle Infrastrutture già governatore della Regione Calabria alla fine degli anni 90.

Ilreato ipotizzato per i componenti della cupola è l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al voto di scambio.

Le manovre della cellula

Gli appalti pubblici erano il campo d’azione prediletto della cricca. Abusando dei poteri derivanti dal proprio incarico all’interno dell’Anas, gli indagati hanno messo in piedi una cellula criminale che ha pilotato cantieri in tutta la Penisola (per un totale di undici Regioni).

Personaggio centrale dell’inchiesta è Antonella Accroianò, la Dama Nera. Secondo il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, era lei a gestire accordi e scambi di corruzione. A supportarla in modo decisivo il mediatoreLuigi Meduri, ex sottosegretario alle Infrastrutture ai tempi del secondo governo Prodi.

La macchina del consenso

Voti, tanti voti, in cambio di favori. Uno dei risvolti della vicenda Anas riguarda l’accaparramento del consenso. Opere pubbliche sovrastimate o inutili sarebbero state concesse per fini politici. In tal senso spicca il ruolo da mediatore di Meduri, sul quale si annidano i dubbi di Carlo Sibilia. “Questo personaggio era sempre a Montecitorio - ha rivelato l’esponente cinquestelle - tanto che qualcuno di noi pensava si trattasse di un deputato. Che faceva ogni giorno alla Camera? Teneva rapporti con il ministero dei Trasporti? Chissà quanti Meduri ci sono ora in giro in Transatlantico”.

Il flusso di libri e topolini

Nemmeno la vena satirica di Elio e le Storie Tese avrebbe osato tanto.

Dalle intercettazioni è venuto a galla il linguaggio criptico che i corrotti utilizzavano per parlare del denaro: dai libri ai topolini, dai medicinali agli antinfiammatori. Al di là dell’ironia resta la credibilità infangata dell’Anas. Il presidente Gianni Vittorio Armani ha spiegato che la società si costituirà parte civile nel processo che partirà a carico dei responsabili. Un passaggio che anticipa l’operazione pulizia annunciata dal massimo dirigente dell’azienda: tutti i soggetti coinvolti saranno licenziati in tronco. Basterà?