Massimo Bossetti andò a Chignolo 195 volte dopo la scomparsa di Yara: è questa la sconvolgente novità emersa secondo il giornalista Luca Telese (Libero) relativamente al processo al carpentiere di Mapello sospettato di avere ucciso la tredicenne di Brembate Yara Gambirasio. La novità emerge dalle dichiarazioni di Giuseppe Gatti, esperto di celle telefoniche della polizia. Ricordiamo che il campo di Chignolo d'Isola è il luogo dove Yara è stata ritrovata. La cosa interessante è che prima dell'improvvisa sparizione della ragazzina appassionata di ginnastica l'uomo era transitato in zona solo 13 volte.
Marito e moglie
Massimo Giuseppe Bossetti resta intanto detenuto nel carcere di Bergamo, col sostegno della moglie Marita Comi, che ha più volte affermato di considerare il marito incapace di un'azione criminale di questo tipo. Va detto che nei sette giorni a cavallo della scomparsa di Yara moglie e marito non si contattarono mai coi loro cellulari, quasi a dimostrare che stavano attraversando un momento di crisi. Restiamo comunque nell'ambito degli indizi. Non esiste un collegamento tra due coniugi che non comunicano e la morte violenta di una ragazzina che sparisce improvvisamente all'uscita di una palestra.
Il dna
L'elemento probatorio che potrebbe risultare decisivo ai fini di un eventuale accertamento della responsabilità penale di Bossetti resta il dna trovato sul corpo di Yara Gambirasio.
E' su questo che si gioca la battaglia giudiziaria dei legali del muratore, perché anche il fatto di essersi recato in un modo quasi ossessivo sul luogo del delitto non può esere considerato una prova. Anche questo particolare può comunque concorrere a formare il convincimento del giudice. Nei prossimi giorni ne sapremo di più.
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Inizialmente si fece l'ipotesi che Yara fosse rimasta coinvolta nel desiderio di vendetta di qualcuno verso suo padre ma questa pista è stata presto abbandonata dagli inquirenti.
