E' passato già molto tempo da una triste sera, era il 26/11/2010, quando la serenità della famiglia Gambirasio è stata rotta, forse per sempre, dall'improvvisa notizia della scomparsa della figlia tredicenne, che si era recata in palestra per sostenere uno dei tanti allenamenti, visto che praticava, con buoni risultati, la ginnastica. La ragazza si chiamava Yara.
Il processo contro l'uomo accusato del delitto è in corso a Bergamo, ma arriva in questi giorni un'interessante novità. Quella sera la signora Anna Marra Prata parla con la figlia attraverso un banale walki talkie, quando la sua attenzione è catturata da un'interferenza.
"Ce l'ho, l'ho presa. Sto arrivando." dice una voce. L'orario è chiaro nella memoria della donna, che è solita guardare in televisione un certo programma che è in palinsesto tra le 18:15 e le 19:15.
Alla ricerca di riscontri
Oggi quella strana esperienza è tornata attuale, perché è sorto il dubbio che a pronunciarla potrebbe essere stato uno dei sequestratori della sfortunata ragazzina di Brembate. Ovviamente per tirare delle conclusioni è necessario essere certi, cioè provare in modo incontrovertibile, che la persona "intercettata" stesse davvero parlando di lei. Questa informazione è emersa dalla deposizione nel processo di Gianpaolo Bonafini, capo della squadra mobile all'epoca dei fatti. "Era sintonizzata sul canale quattro.
Secondo la casa produttrice non sono possibili interferenze, ma la signora Prata ha riferito di aver intercettato più volte le comunicazioni dei camionisti." afferma Gianpaolo Bonafini. Come probabilmente ricorderete si ipotizza che Yara Gambirasio sia stata costretta a salire sul furgone nella disponibilità di Massimo Giuseppe Bossetti (o di un suo collaboratore?
o forse di un suo amico?). La cosa interessante è che l'abitazione della signora Anna Marra Prata è sita a meno di un chilometro in linea d'aria dalla palestra in cui si era recata Yara quel giorno. Indagini sono dunque in corso per cercare di risalire al soggetto che ha proferito quella frase ambigua, che comunque non rappresenta prova di nulla.
Il possibile ruolo di Brambilla, secondo la difesa
La difesa di Bossetti solleva intanto perplessità sulla figura di Walter Brambilla. Trattasi del custode di un complesso sportivo prossimo al terreno di Chignolo dove il corpo di Yara Gambirasio è stato rinvenuto, peraltro in modo casuale. Walter Brambilla ha in uso un furgone Iveco ed è stato infatti interrogato. Non è stato però costretto all'esame del dna. Il mezzo gli è assegnato allo scopo di accompagnare a casa i bimbi dopo le loro attività. Per la difesa di Massimo Giuseppe Bossetti gli inquirenti avrebbero dovuto monitorare meglio quel furgone. E' inoltre noto che quella sera Brambilla transitò col mezzo, in quanto fu notato dall'istruttrice di ginnastica di Yara, che risponde al nome di Silvia Brena.
Vi ricordiamo, per completezza di informazione, che il cadavere di Yara Gambirasio, morta ufficialmente per ipotermia secondo i rilievi autoptici, fu trovato solo nel febbraio 2011 e precisamente il giorno 26. Le indagini si concentrarono sui dipendenti delle quattordici aziende nei pressi del campo e furono sentite quasi 800 persone. Alla fine gli inquirenti si focalizzarono su un nome: quello del carpentiere di Mapello Bossetti, attualmente detenuto nel carcere di Bergamo e a processo con l'accusa di avere ucciso la tredicenne di Brembate Yara Gambirasio.