Tragico il bilancio degli attentati terroristici a Parigi: i morti accertati sono almeno 129, mentre i feriti 352 (di cui 99 gravi). Gli attacchi sono stati compiuti nel decimo arrondissement della città e al Bataclan, rinomato locale per concerti, dove si stava tenendo il live degli "Eagles of death metal", una band heavy metal californiana. Qui i terroristi hanno preso in ostaggio un centinaio di persone e ne hanno uccise 89. Contemporaneamente, sono avvenuti attacchi terroristici anche allo Stade de France, mentre era in corso l'amichevole di calcio tra la Francia e la Germania.

Due kamikaze si sono fatti esplodere mente un terzo, dopo essere stato individuato dalla polizia, siè suicidato.

Dopo il terrore a Parigi, allarme anche in Italia

L'Isis ha rivendicato gli attentati terroristici, tramite un messaggio su Twitter, nel quale giustifica l'attacco a Parigi come una risposta ai raid aerei della Francia in Siria. Il presidente francese Hollande ha deciso di dichiarare lo stato d'emergenza e di chiudere le frontiere. Dopo l'attentato di Parigi, il più grave della storia della Francia del Dopoguerra, siè diffuso il panico anche in Italia. L'Isis, infatti, come riporta il "Site", ha dichiarato che l'attacco alla Francia sarebbe solo l'inizio di una vera e propria strage mondiale.

Lo Stato Islamico ha infatti rivelato che le prossime città ad essere colpite sarebbero Londra, Roma e Washington. Ora l'allerta nella Capitaleè altissimo, dato che tra meno di un mese ci sarà il Giubileo. Ma come si finanzia l'Isis?

Ecco come si finanzia l'Isis

Secondo quanto riporta il "Sole 24 Ore", l'Isis avrebbe nelle sue mani circa due miliardi di dollari e ogni giorno ne guadagnerebbe due milioni.

Si tratta di cifre che permettono allo Stato Islamico di comprare le armi per finanziare i suoi attentati terroristici. Sul piano economico l'Isis rappresenta un'eccezione rispetto alle altre realtà terroristiche, dato che trae le sue ricchezze direttamente dai territori che amministra. I guadagni derivano principalmente dai giacimenti di petrolio dell'Iraq e della Siria. La vendita avviene attraverso dei contrabbandieri e i principali acquirenti sono Paesi come la Turchia, la Giordania e il Kurdistan.