In Italia ci sono 91mila bambini, su 231 comuni, che sono stati presi in carico dai servizi sociali per aver subito forme di maltrattamento. La violenza sui bambini, infatti, è un dato purtroppo ancora presente in Italia. Ma bisogna ricordare che quando si parla di maltrattamento non si fa riferimento soltanto all’abuso sessuale (che rappresenta comunque il 4,2% delle violenze denunciate dai minori presi in carico) ma anche, ad esempio, la grave trascuratezza materiale ed affettiva da parte dei genitori di cui soffre quasi la metà di questi bambini.
Un dato che solitamente si ignora, come ricorda Andrea Iacomini, portavoce del Comitato Italiano per l'Unicef Onlus, “perché non crediamo sia una vera forma di maltrattamento; il 19,4% parla invece di violenza assistita, il 13,7% di maltrattamento psicologico e il 6,9% di violenza fisica”.
Un altro dato preoccupante, visto che proprio ieri si è celebrata la giornata contro la violenza sulle donne, è che secondo l’ISTAT la percentuale di figli che hanno assistito alla violenza sulla propria madre è aumentato dal 60,3% del 2006 al 65,2% del 2014.
E in quanto alle condizioni di povertà?
Nel 2014 il 5,7% delle famiglie residenti in Italia (circa 1 milione 470mila nuclei familiari) risultano in condizione di povertà assoluta.
Questo significa che 1 milione 45mila bambini non hanno le stesse possibilità di un qualsiasi altro bambino e che avranno più difficoltà ad andare a scuola, ad inserirsi nella comunità, correndo un forte rischio di emarginazione sociale. E stiamo parlando dell’Italia, non di un qualsiasi Paese che chiameremo con la antica dicitura di “terzo mondo”.
Nel 2014 sono state 2 milioni 654 mila le famiglie in condizione di povertà relativa (il 10,3% di quelle residenti), ovvero 1 milione e 986mila minori (ben il 19%).
Quali sono le zone più colpite? Quelle di guerra? Quali sono le cifre?
Le zone più colpite non sono soltanto i Paesi in guerra, e ce ne accorgiamo se osserviamo bene il flusso di migranti che arrivano in Italia.
Tra il 2014 e il 2015 è, infatti, cambiata in maniera radicale la provenienza. Nel 2014 arrivavano per lo più dalla Siria, seguita da Eritrea e Mali. Nel 2015, invece, i dati mettono al primo posto l’Eritrea seguita dalla Nigeria, Somalia, Sudan e Siria. Su questo vorrei ricordare che è importante seguire ed accogliere tutti i bambini non accompagnati che sbarcano in Italia, al 31 ottobre 2015 sono stati oltre 15mila, e di questi circa 5.700 risultano attualmente irreperibili.
Com'è la situazione dei bambini soldati?
I bambini, specialmente quelli più poveri o che vivono in zone di guerra, rimasti soli perché il conflitto gli ha portato via tutta la famiglia, sono sempre a rischio di reclutamentoe diutilizzo da parte di gruppi armati.
I conflitti in tutto il mondo diventano sempre più brutali e coinvolgono sempre più minori. Sono decine di migliaia i ragazzi e le ragazze presenti nelle file dei gruppi armati in oltre 20 paesi di tutto il mondo. Alcuni di loro non hanno ancora raggiunto i 10 anni. Molti sono stati vittime, fatti esplodere come kamikaze, altri sono stati minacciati di morte se non si fossero arruolati, o sono stati costretti a partecipare ad atti di indicibile brutalità, ad imbracciare un’arma e sparare contro, in alcuni casi, ai loro simili.
Ci sono investimenti da parte della comunità internazionale per combattere questa crisi?
L’Unicef ha lanciato un appello per 14 milioni di dollari per continuare ad assistere i bambinirifugiatiemigrantiin Europa, che stanno fuggendo dai conflitti inSiria, Iraq e Afghanistan.
Per i prossimi 12 mesi l’Unicef destinerà i fondi raccolti per supportare servizi come Spazi a Misura di Bambino presso i centri di accoglienza, fornire alle famiglie informazioni sulla salute e la nutrizione dei bambini. Garantire programmi d’istruzione e apprendimento, dare supporto tecnico e assistenza ai governi e altri partner, in aree come la protezione e i diritti dei bambini,.