Si sono celebrati questa mattina alle 11, nella meravigliosa cornice di Piazza San Marco a Venezia, i funerali della 28enne ricercatrice italiana uccisa negli attentati a Parigi compiuti nella serata di venerdì 13 novembre. Valeria Solesin si trovava nella “sala concerto” Bataclan insieme al fidanzato, Andrea Ravagnani – che si è salvato fingendosi morto – ed è stata una delle 89 vittime dell’attacco più sanguinoso avvenuto quella sera nella capitale francese. Alle esequie, che si sono svolte in forma civile secondo il desiderio dei genitori della ragazza, erano presenti anche il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia,il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro della Difesa Roberta Pinotti.

La cerimonia

I funerali di Valeria, in una piazza gremita da migliaia di persone e in una Venezia listata a lutto, sono iniziati con il suono di Fratelli d’Italia e dell’inno francese, la Marsigliese. Poco prima, il feretro era arrivato su una gondola ed è stato accolto da papà Alberto Solesin, da mamma Luciana, dal fratello Dario e dal fidanzato della ragazza, Andrea Ravagnani, rimasto leggermente ferito nell’attacco terroristico. Il padre della studentessa veneziana uccisa al Bataclan ha ringraziato i presenti, tra cui il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che ha letto un messaggio di cordoglio da parte del presidente francese Francois Hollande.

Alberto Solesin ha affermato che i funerali di Stato tributati a sua figlia, sono un segno di unità per il Paese e proprio per dare un messaggio di unità contro il terrorismo, lui e la moglie Luciana, che non hanno impartito un’educazionecattolica ai figli, hanno comunque deciso di invitare esponenti delle “tre grandi religioni monoteiste”: cristianesimo, islam ed ebraismo, perché Valeria era una ragazza aperta e curiosa verso il mondo.

La cerimonia funebre si è conclusa con l’inno europeo, l’Inno alla Gioia di Beethoven, dopodiché il feretro di Valeria è stato trasportato al cimitero dell’Isola di San Michele, dove la salma della ragazza verrà tumulata.

Cristiani, musulmani edebrei insieme per l’ultimo saluto a Valeria

Come recitava lo slogan delle manifestazioni islamiche avvenute in questi giorni, “Not in my name”, anche i musulmani presenti alle esequie di Valeria Solesin, hanno sostenuto che la ragazza non è stata uccisa in nome loro, non in nome del loro Dio, non in nome della loro religione: una religione di pace come tutte le altre, hanno dichiarato.

In particolare in Piazza San Marco erano presenti l’imam della moschea di Venezia Hamad Al Mohamad e il presidente dell’Unione delle Comunità e delle Organizzazioni Islamiche d’Italia (Ucoii) Izzeddin Elzir, la cui organizzazione è però contestata da più parti per essere ideologicamente legata ai Fratelli musulmani.

Parole di pace hanno pronunciato anche il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia ed il rabbino capo di Venezia, Scialom Bahbout. Il primo si è rivolto ai terroristi, esortandoli a trovare il coraggio di chiedere perdono e affermando che noi non condivideremo mai il loro l’odio, altrimenti causeremo la loro vittoria e la nostra sconfitta; il secondo ha annoverato Valeria tra i “giusti che non moriranno mai”, dichiarando che la giovane avrebbe potuto essere “uno dei leader che possono cambiare il mondo”.

Il sindaco di Venezia, nel corso della cerimonia, ha ricordato che il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità una mozione per promuovere il dialogo e un dibattito sulla pace nel Mediterraneo e in questo quadro si colloca la proposta, lanciata da Corriere del Veneto con l’hashtag #unpontepervaleria, di intitolare un ponte alla ragazza uccisa al Bataclan – un ponte che collegherà la facoltà di Economia di San Giobbe al primo binario della stazione di Santa Lucia –. La proposta sta ricevendo continue adesioni.