Ormai da anni Israele viola i diritti dei bambini palestinesi, non solo impedendogli di studiare o di avere accesso a cure ospedaliere, ma incarcerandoli arbitrariamente, in barba ad ogni convezione internazionale. Con la scusa di dover combattere il terrorismo, il governo israeliano giustifica e legalizza la persecuzione e la detenzione di minori indifesi. Inoltre la reclusioneè resa ancora più dura per problemi di sovraffollamento nelle carceri, mancanza di acqua, cibo e assistenza sanitaria basilare.

Bambini trattati come terroristi

Una delle accuse più comuni che portano all'arresto di bambini è il lancio di pietre verso le forze di sicurezza israeliane, reato considerato molto grave ed equiparato a attentato alla sicurezza del paese.

Per questo i tribunali israeliani si possono permettere di non tenere conto di leggi nazionali e internazionali sulla tutela dei minori. Accade spesso che i bambini palestinesi subiscano violenze durante l'arresto, il trasferimento o l'interrogatorio, e inoltre non possano essere visitati dai genitori e gli sia precluso parlare con loro durante le udienze. Diverse associazioni umanitarie hanno condannato gli abusi dei militari israeliani, accusati di usare forza eccessiva e di non permettere ai legali di presenziare durante gli interrogatori.

Oltre al danno anche la beffa

Una nuova legge approvata ultimamente dal parlamento israeliano, impone una pena minima a quattro anni di reclusione per tutti i ragazzi accusati di lanciare pietre, ed oltre alla detenzione in carcere, vengono comminate anche delle multe a volte estremamente elevate.

Le famiglie dei palestinesi detenuti sono obbligate a pagare dei risarcimenti punitivi per i danni causati dal lancio di pietre. L'Autorità Palestinese ha bloccato il contributo finanziario destinato ad aiutare i familiari dei reclusi per non incoraggiare i tribunali israeliani a trarre profitto economico con le sanzioni pecuniarie. Purtroppo non tutti possono permettersi di pagare le multe, essendo quindi costretti a richiedere prestiti.