Secondo il governo russo, circa dodicimila autocisterne piene di petrolio rubato dall'Isis transitano sul confine turco-iracheno, con destinazione finale la Turchia. Sicuramente il numero di camion è diminuito da quando lo scorso 18 novembre i caccia bombardieri russi hanno cominciato ad attaccarli. Al contrario sembra che la coalizione NATO guidata dagli Stati Uniti finora sia rimasta a guardare, lasciando i convogli liberi di scorrazzare per il Medio Oriente o colpendo poche autocisterne per salvare la faccia.
Un modo alquanto singolare di combattere contro i terroristi
Il portavoce del dipartimento della difesa degli Stati Uniti ha ammesso candidamente che, durante i 14 mesi di bombardamenti precedenti all'intervento della Russia in Siria, i militari americani non avevano mai attaccato le autocisterne di petrolio dell'Isis per non provocare vittime tra i civili. Solo dopo la data del 18 novembre gli Stati Uniti hanno cominciato a bombardare alcune autocisterne, ma preavvisando 45 minuti prima i terroristi con dei volantini, intimando ai piloti dei camion di lasciare gli autoveicoli prima dell'imminente attacco. Secondo il governo americano tutto ciò è avvenuto per evitare inutili spargimenti di sangue, ma la giustificazione non regge perchè dopo migliaia di morti civili in Iraq e Siria causati da NATO e Stati Uniti bisogna proteggere gli autisti dell'Isis?
La posizione della Russia
La Russia ha chiesto più volte agli Stati Uniti di collaborare per combattere i terroristi dell'Isis ma il presidente americano Obama ha sempre rifiutato l'offerta, insistendo che la priorità del governo statunitense è la rimozione dal potere del presidente siriano Assad. La posizione della Russia sulla questione è che nessuna potenza straniera ha il diritto di determinare chi debba essere il presidente della Siria, ma solo il popolo con elezioni democratiche. Gli Stati Uniti accusano il leader russo Putin di essere un dittatore, mentre è proprio il governo americano ad essere contrario alla democrazia in Medio Oriente.