Il 30 settembre 2013 il giudice per le udienze preliminari di Palermo, Gianluca Francolini, ha assolto il senatore Antonio D’Alì dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per i fatti successivi al 1994. I fatti precedenti vennero dichiarati prescritti. Tra le testimonianze che permisero di incardinare il procedimento c’era quella di Don Ninni Treppiedi. L’ex direttore amministrativo della Diocesi di Trapani, già sospeso per cinque anni dopo le accuse nei suoi confronti relative alla gestione finanziaria della curia, presentò un ampio resoconto sui presunti affari dell’esponente di Forza Italia al quale era stato vicino per parecchio tempo.

Rivelazioni scottanti

Le rivelazioni del sacerdote fornivano un quadro specifico sugli intrecci tra politica e mafia nel trapanese: dai presunti contatti con il il boss latitante Matteo Messina Denaroai rapporti con imprenditori vicini o affiliati a Cosa Nostra per il controllo degli appalti. Nel corso del processo avrebbe inoltre subito intimidazioni a causa della sua testimonianza. I giudici comunque diedero ragione alla tesi della difesa.