Apple, Samsung e Sony accusate di avere fornitori che sfruttano il lavoro minorile. In un nuovo rapporto pubblicato da Amnesty International si afferma, infatti, che le batterie degli Smartphone e altri dispositivi sarebbero prodotte anche grazie al lavoro di bambini di età inferiore ai 12 anni.Dalle miniere del Congo vengono estratti materiali utilizzati nella fabbricazione di componenti elettroniche per telefonini, pc ed altri gadget hi-tech.
Poche aziende del settore elettronico sono riuscite ad eliminare dalla loro catena di produzione lo sfruttamento, e tra queste spunta il nome della Intel.
Èdunque possibile eliminare il lavoro minorile.Nonostante ciò, pare che per altre multinazionali, la strada per riuscirci sia ancora lunga, tenendo conto dell'ultima relazione di di Amnesty International, secondo cui l'estrazione delcobalto dalle miniere congolesi e la sua lavorazione sarebbelegata allo sfruttamento minorileda parte di molti fornitori del globo.
La BBCspiega che la Repubblica Democratica del Congo produce circa il 50% del cobalto utilizzato nel mondo e chei minatori di queste zone devono affrontare pericoli quali gravi problemi di salute e rischi di incidenti mortali per la scarsa sicurezza di questi impianti.
Apple, Sony e Samsung si difendono dalle accuse
L'Unicef afferma che sono almeno 40 mila i bambinisfruttati nelle miniere del Congo.
Apple risponde alle accuse sostenendo che nella propria catena di produzione non tollera il lavoro minorile,sottolineandodi andare fiera dei livelli di controlli innalzati a tal proposito. Lo sfruttamento dei minori, soprattutto in quella parte del mondo, è un fenomeno decisamente molto vasto. L'azienda di Cupertino,almeno a parole, è già attiva alla ricerca di una soluzione al problema, e per quanto riguarda i minerali estratti, afferma di lavorare all'identificazione dei rischi ambientali e dei vari abusi.
Samsung sottolinea, invece, che da parte loro ci sono regolari controlli e tolleranza zero nei riguardi del lavoro minorile. Dichiara, inoltre, di essere a lavoro per affrontare e risolvere tali problematiche. Allo stesso modo, anche Sony ha chiarito di essere impegnata in un costante controllo delle condizioni di lavoro nelle proprie aree di produzione.
Amnesty,dopo aver contattato svariate aziende, parla di una situazione paradossale, poiché nonostante il fenomeno dello sfruttamento del lavoro dei bambini, gran parte delle società ha negato qualsiasi coinvolgimento.