La morte (atroce) del ricercatore italiano Giulio Regeni a El Cairo (Egitto) ha indubbiamente rappresentato uno degli eventi di cronaca più discussi a livello mondiale in questi primi mesi del 2016. Dall’Italia agli Stati Uniti, passando per il resto del Mondo, il grido di protesta è unanime: “Verità per Giulio Regeni”.
Visto che finora le indiscrezioni abbondano, ma i nomi dei colpevoli non sono ancora stati svelati. Il governo egiziano è stato criticato da molti per la sua scarsa collaborazione nelle indagini intorno al caso. Tra dichiarazioni smentite alla velocità della luce e comunicati poco chiari riguardanti l’omicidio del ricercatore friulano, la credibilità del governo egiziano a livello internazionale vacilla ogni giorno di più.
L’incontro
Per questo e per altri motivi, questa settimana è stato fissato un incontro urgente tra inquirenti e investigatori (sia italiani che egiziani) che si stanno occupando direttamente dell’intricata vicenda. Gli apparati egiziani hanno fatto sapere di aver preparato un dossier sul ‘caso Regeni’ lungo 2000 pagine in cui vengono indicate le linee generali del crimine e viene analizzato il successivo occultamento del cadavere. Nel dossier sono presenti anche le indagini svolte intorno a 200 persone di nazionalità diverse che, in qualche modo, erano legate alla vittima.
L’incontro era stato inizialmente fissato per domani 5 aprile, ma si è deciso di spostarlo di qualche ora e al contempo di farlo durare due giorni anziché uno.
Tutto rimandato al 7 e l’8 aprile, a Roma. Lo ha fatto sapere il Dipartimento di Pubblica Sicurezza in un comunicato ufficiale. All’incontro parteciperanno due magistrati e tre ufficiali di polizia egiziani, mentre per il nostro Paese presenzieranno i massimi dirigenti di Polizia e Carabinieri, più alcuni magistrati della procura di Roma.
La richiesta del giornale di El Cairo
Uno dei più importanti quotidiani egiziani, Al Ahram, tramite un articolo del suo direttore Mohamed Abdel Hadi Allam, in vista dell’incontro con l’Italia ha letteralmente ‘esortato lo Stato a portare in giudizio i colpevoli’. Il giornalista ha poi invitato i vertici egiziani a esporre ‘con trasparenza’ le verità venute a galla nell’ambito delle indagini e di far luce sui veri responsabili del crimine.
Da salvare, scrive il direttore, c’è ‘la reputazione e la credibilità a livello internazionale’ dell’Egitto. Infine, un altro invito è quello di ‘non sottovalutare’ la questione visto che il governo italiano è ‘più sotto pressione che mai’ da parte dell’opinione pubblica, che vuole assoluta chiarezza su un caso scioccante.