Questa è la storia di Gaetano P., un uomo, un cittadino ora libero, un padre e un ex detenuto. Un essere umano al quale vanno assicurate le più ampie garanzie legalianche per riappropriarsi della sua vita dopo aver scontato in modo egregio la pena precedentemente imposta. Ha rispettato lo Stato, non si è sottratto alla conformazione della sentenza dell'autorità giudiziaria, ed ora è lo Stato a dover rispettare la sua persona, e in particolar modo il suo status di padre che più volte si è visto portare via i suoi tre figli, abbandonati dalla madre.

La Cassazione gli ha dato una chance. Una possibilità che viene quasi ad inquadrarsi in un idilliaco rapporto di sussidiarietà tra lo Stato e i cittadini. I giudici di legittimità hanno respinto il ricorso del procuratore generale della Corte di Appello di Napoli, avente ad oggetto l'adozione dei tre figli. Il ricorso era sorretto dalla motivazione circa la non capacità del protagonista della vicenda di prendersi cura dei figli, in quanto ex detenuto e senza il supporto della madre dei minori.

La capacità genitoriale va valutata in concreto

La Suprema Corte ha valutato con esito positivo la volontà di Gaetano P. di cambiare vita, nonché gli sforzi profusi ai fini della ricerca di un posto di lavoro.

Il lavoro è sopraggiunto (addetto in una società di pulizie), allo stesso modo in cui si è verificata la stipulazione di un contratto di locazione. Valutata la concreta capacità lavorativa, considerata necessaria una dimora accogliente e pulita, la Corte si è orientata per la revoca dell'affidamento provvisorio. Il Tribunale aveva tentato di sottrargli i figli per ben tre volte, ma la caparbietà di un padre testimonia l'opposto risultato raggiunto.

Lo status di ex detenuto non implica una presunta considerazione negativa sull'essere genitori. Essere padri è un diritto naturale e in quanto tale va tutelato; in alcuni casi anche ampiamente rispettato. Un'attenta analisi sociologica dimostra che numerosi minori, figli di genitori in stato di libertà, subisconomaggiori conseguenze pregiudizievoli.