Valerio Scanu 3 – Fabri Fibra 0. Triplice fischio finale e partita chiusa. Il rapper marchigiano Fabrizio Tarducci, in arte Fabri Fibra, è stato condannato in via definitiva per diffamazione nei confronti del cantante maddalenino Valerio Scanu. Secondo i giudici, infatti, il rapper nella canzone “A me di te” avrebbe fatto delle allusioni sessuali molto esplicite nei confronti dell’artista sardo più volte citato nel testo del brano. Come ad esempio in una frase, portata in Tribunale, dove canta: “Eravamo nel camerino a bere vino – dice Fabri Fibra – io l’ho spinto in bagno, lui m’ha detto in tutti i mari in tutti i laghi, non capisci, mi bagno.” Il rapper marchigiano, essendo passati i termini per impugnare la sentenza, dovrà pagare una multa e una provvisionale di 20 mila euro nei confronti di Valerio Scanu che poi si potrà rivolgere al Tribunale civile per chiedere altri eventuali danni.

Parole forti, offensive e discriminatorie

La canzone sotto accusa è intitolata “A me di te” e fa parte del cd “Guerra e Pace” di Fabri Fibra che è stato presentato nel 2013, tre anni fa. Nella sentenza emessa dal Tribunale di Milano vengono accolte sostanzialmente le accuse mosse dal pubblico ministero Silvia Perrucci che, elencando al giudice tutte le frasi incriminate (se si legge il testo della canzone si capisce meglio), aveva appunto richiesto il rinvio a giudizio del cantane marchigiano, poi accolto dal giudice, che infatti l’ha condannato per diffamazione nei confronti di Valerio Scanu, artista sardo fatto conoscere al pubblico dal talent show “Amici” e nel 2010 vincitore del Festival di Sanremo.

Fibra nel brano sotto accusa utilizza, infatti, un linguaggio abbastanza allusivo come ad esempio le frasi “Vento in poppa, come un veliero, vengo in bocca come a Valerio che in verità è una donna a me sta ben il mondo e vario”. Ma sono anche tante altre le frasi ritenute diffamatorie. Il legale del rapper, Antonella Rizzi, aveva però sostenuto che “un certo tipo di linguaggio esplicito ed l’uso di immagini piuttosto forti fanno parte del mondo del rap”.

Ma i giudici non le hanno dato ragione.

Le reazioni e i consigli

“Bisogna sempre pensare alle conseguenzedelle parole – sottolinea al quotidiano La Repubblica, Fabio Pellegata, presidente milanese di Arcigay – questo tipo di musica, il rap, si rivolge ad un pubblico molto particolare. Soprattutto giovani e giovanissimi. Un cantante così seguito - conclude Pellegata – dovrebbe essere consapevole del suo ruolo nella società.

E non dovrebbe permettersi di utilizzare concetti e linguaggi che possano offendere, ferire e umiliare la persona. Sono frasi che potrebbero addirittura spingere qualcuno ad avere atteggiamenti discriminatori e violenti”. Ora Valerio Scanu, originario di La Maddalena, una delle più belle località turistiche della Sardegna, dovrà decidere con i suoi avvocati Paola Castiglione e Ugo Cerruti se promuovere una causa civile per ottenere un eventuale risarcimento.