Mercoledì 15 giugno alcune associazioni, fra cui Tavola della Pace, Articolo21 e Ordine dei giornalisti, hanno organizzato un presidio davanti al Tribunale di Perugia per chiedere verità e giustizia sull'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e per chiedere il proscioglimento definitivo di Omar Hassan Hashi, l'unico condannato.

Omar Hassan Hashi fu condannato in Appello e in Cassazione a ventisei anni di carcere sulla base di due testimonianze fondamentali. Quella di Sid Ali Mohamed Abdi, l'autista di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin durante il loro soggiorno a Mogadiscio, che ha riconosciuto in Hashi l'assassino, e quella di Ahmed Ali Rage, noto Gelle.

Recentemente, in una puntata del programma televisivo Chi l'ha visto?, Gelle ha dettodi aver dichiarato il falso dietro ricompensa. Da un anno Hashi è a piede libero, senza che vi sia, però, alcun verdetto del Tribunale che lo assolva definitivamente.

Il caso

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin erano due giornalisti inviati dalla redazione del TG3 in Somalia per seguire il ritiro delle truppe italiane.Per questo si erano recati a Mogadiscio, la capitale. Durante il loro soggiorno nel Paese africano, però, avevano raggiunto anche Bosaso, un altro centro importante nell'estremità settentrionale della Somalia. Si erano recati fin lassù, a 1400 chilometri da Mogadiscio, perché la Alpi voleva indagare su altre notizie.

Voleva approfondire alcune piste investigative. La giornalista voleva scoprire come funzionava il traffico di armi (in un paese in cui vigeva un embargo sulle armi dopo lo scoppio della guerra civile); voleva scoprire chi riempiva il territorio somalo di rifiuti tossici e radioattivi; voleva far luce sulla gestione dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo fra Italia e Somalia.

Durante il viaggio a Bosaso Alpi e Hrovatin intervistarono anche il "sultano" (Abdullahi Mussa Bogor), e durante la loro intervista parlarono anche del traffico di armi (e della Shifco, una compagnia che si occupava di pesca, ma perennemente invischiata negli scandali sul traffico di armi. La nave-madre della Shifco, la 21 Oktobar 2, si trovava a Livorno la notte del 10 aprile 1991, quando avvenne la tragedia del Moby Prince).

Alcuni video di quell'intervista, e alcuni block notes di Ilaria Alpi sono scomparsi.

Il 20 marzo 1994 Ilaria Alpi e Miran Hrovatin tornarono a Mogadiscio dopo il viaggio a Bosaso. Passaronoprima nell'albergo presso cui soggiornavano. Da qui Ilaria chiamò Roma, annunciando di avere raccolto tanto buon materiale a Bosaso. Poi i due giornalisti si fecero accompagnare presso un altro hotel, l'Amana. Dopo una breve sostal'auto di Ilaria e Miran venne bloccata da un fuoristrada con 7 uomini a bordo. I due giornalisti vennero uccisi. Una doppia esecuzione che non può avere niente di casuale.

Il caso Alpi Hrovatin è ancora oggi oscurato da una fitta rete di misteri, costruiti con anni e anni di depistaggi, con testimonianze fasulle e verità di comodo.

Anche il Parlamento fu chiamato a indagare sulla vicenda, con una Commissione di inchiesta, guidata dal deputato di Forza Italia Carlo Taormina, che concluse i propri lavori il 23 febbraio del 2006. Una Commissione che servì a confondere le acque più che a fare chiarezza. Tanto che furono presentate tre diverse relazioni conclusive completamente opposte. La prima, quella firmata da Taormina e votata dalla maggioranza (FI, Lega Nord) raccontava che il duplice omicidio era solo il frutto di un rapimento finito male o un semplice atto di criminalità comune, forse degenerato a causa di un sentimento anti-italiano. Le altre due relazioni, una firmata dall'Ulivo e l'altra dal deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli, raccontavano una verità completamente diversa.

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sarebbero stati uccisi per il loro mestiere e per le loro indagini. Per le loro ultime inchieste. Quella sul traffico di armi e rifiuti tossici. Delle inchieste pericolose, che infatti gli costarono la vita.

Ed ancora oggi attendiamo la verità.