Como. Un anziano indigente muore all'Hospice e nessuno sembra avere i soldi per provvedere alle esequie. Ci si rivolgepertanto al Comune, che però replica di non avere una bara nella propria disponibilità. Il caso emerge alla ribalta delle cronache nazionali grazie alla denuncia di Alessandro Rapinese, consigliere comunale di "Adesso Como", che ha sollevato il caso con toni indignati.

La denuncia del consigliere comunale

"Siamo alla follia", esordisce Rapinese, che prosegue: "Dopo aver sprecato centinaia di migliaia per riqualificare Piazza Volta, a marzo il sindaco ha negato una bara per le esequie di un anziano comasco morto di cancro all'Hospice cittadino".

Il consigliere ha raccontato poi il caso di una signora che si era impegnata in prima persona per fare avere alla salma dell'anziano una degna sepoltura, che dopo la vicenda, ha scritto una lettera al primo cittadino di Como.

Una vicenda imbarazzante

Il consigliereha mantenuto riserbo sull'identità dell'anziano, ma ha spiegato che egli viveva in un appartamento in affitto con la sorella 91enne ed entrambi andavano avanticon una pensione minima. La signora, che aveva preso a cuore il caso, ha raccontato diessersi messa in contatto nelle prime ore della mattinata di venerdì, con gli assistenti socialiche sarebbero stati messi al corrente della situazione. Dopo un paio d'ore, alle 11, ha ricevuto conferma che questi hanno dato il via libera all'Ufficio Cimiteri del Comune di Como.

Nell'Hospice non è presente una cella frigorifera idonea per la conservazione delle salme, il problema non era di poco conto. Il giorno seguente un medico dell'Hospice ha cercato, invano, di mettersi in contatto con il Comune. E si arriva al lunedì. La signora si pone nuovamente in contatto con gli assistenti sociali, che le dicono di rivolgersi all'ufficio preposto, ma chiamando il numero indicato, la linea cade di continuo.

Nel pomeriggio di lunedì, quando la signora sperava di ricevere notizie positive, è arrivata la doccia fredda: il Comune ha chiamato la struttura per dire di non avere a disposizione una bara.

Dopo cinquegiorni la salma è ancora nella sala mortuaria dell'Hospice

A cinque giorni dalla morte, la salma era ancora nella sala mortuaria dell'Hospice.

La situazione si è sbloccata solo grazie all'intervento di una persona generosa, rimasta anonima, che venuta a conoscenza della situazione, si è rivolta a sue spese ad un'agenzia funebre, ed il mercoledì è stato possibile celebrare il rito funebre. La lettera che la donna ha rivolto al sindaco finisce così: "questa vicenda mi ha lasciato molta tristezzae sfiducia nelle istituzioni. Chi non ha i soldiper permettersi un funerale decente non può nemmeno morire".