Le vecchie storie di tonnara che si raccontano in Sicilia parlano di squali finiti nelle rete dei pescatori che, seppur condannati a morte, dilaniavano fino all'ultimo respiro i tonni che ne condividevano il destino di morte. Questo è oggi lo Stato Islamico, ormai alle strette in Siria ed Iraq ma capace di seminare ancora morte e distruzione usando l'unica vera arma a disposizione: il terrorismo. La strage di Kabul, capitale dell'Afghanistan, è diversa da quelle commesse sul suolo europeo. Qui l'impronta dell'Isis è ben marcata e non c'è dubbio che gli 80 morti ed i 231 feriti provocati da un commando suicida mentre si svolgeva una pacifica manifestazione di protesta contro le politiche energetiche del governo, siano stati causati da un'azione organizzata dai vertici del Califfato.

I Talebani gridano alla 'cospirazione'

Le vittime sono quasi tutte di etnia persiana e religione sciita, da sempre considerati "infedeli" dai movimenti jihadisti. Il corteo era stato organizzato dal "Movimento Illuminante" che stava manifestando la propria opposizione al governo di Kabul in merito ad un progetto di trasmissione di energia elettrica, inizialmente destinato alla zona tra le più povere del Paese ma poi trasferito ad altre latitudini afghane. I menbri del commando che si sono fatti esplodere si sono mescolati alla folla, indossando burqa femminili.Poco prima della rivendicazione da parte di Amaq, l'agenzia di stampa del Califfato, era stato sollevato il sospetto che nell'azione ci potessere essere il coinvolgimento dei Talebani il cui Emirato Islamico, esiliato dopo la guerra del 2001, è tutt'ora operativo contro l'attuale governo filoamericano. Gli stessi Talebani hanno però preso le distanze, definendo l'attentato "una cospirazione da parte di forze che vogliono dividere il popolo afghano".