Ogni anno le cronache riportano casi di genitori che dimenticano il figlio neonato o in tenera età in auto, circostanza che durante i mesi più caldi ha spesso un esito fatale. L'ultimo caso è accaduto a Vada (LI) pochi giorni fa e vede la mamma indagata per omicidio colposo della figlia di 18 mesi, dimenticata in auto sotto il sole di Luglio. La bambina - colpita da un forte colpo di calore per essere rimasta chiusa nell'abitacolo per un periodo di 3-4 ore -era stata trasportata d'urgenza all'ospedale pediatrico fiorentino Meyer, ma non ce l'ha fatta.

Lamagistratura ha disposto l'autopsia sul corpo della giovane vittima.

L'opinione pubblica è divisa

Casi come questo suscitano grande clamore e l'opinione pubblica si divide tra chi si dimostra comprensivo nei confronti della madre e chi invece ritiene ingiustificabile dimenticare un neonato in auto. Chi ritiene che non sia il caso diprocessare e punire i genitori protagonisti, già distrutti dai sensi di colpa e dalla perdita del figlio, e chi ritiene che debbano pagare pegno nei confronti della giustizia. Ma cosa dicono gli esperti? Perché casi come questo non sono così infrequenti?

La parola agli esperti

Il quotidiano La Stampa è andata a chiedere lumi a due esperti, che hanno fornito interessanti punti di vista.Noemi Penna ha intervistato Vincenzo Villari, primario del reparto di psichiatria della Città della Salute torinese.

Il dottore sostiene che le azioni ripetute quotidianamente, come recarsi sul luogo di lavoro - è ilcaso della mamma di Vada e altri simili -le svolgiamo"sovrappensiero", come se il soggetto inserisse il "pilota automatico", ed è quindi portato più facilmente a dimenticare di dover variare l'abitudine quel giorno, per esempio per accompagnare il figlio da qualche parte.

Il primario definisce quello che è avvenuto alla madre di Vada come un "blackout" temporaneo, che può accadere a qualsiasi individuo in qualunque momento. Un meccanismo che può condurre ad azioni pericolose e impensabili. Secondo Villari i genitori colpiti da queste tragedie sono devastati dal dolore e dai sensi di colpa, e hanno bisogno di supporto psicologico.

La tesi dell'altro esperto

Sempre per La Stampa,Valentina Arcovio è andata ad intervistare Massimo Biondi, docenteordinario di psichiatria allaSapienza di Roma. Secondo il professore non si tratta di una dimenticanza banale, e non si può giustificarla con il semplice stress. Biondi ritiene che dimenticare il proprio figlio in automobile possa essere un campanellino d'allarme che fa presumere a problemi più complessi e gravi.

Il docente definisce questi casi come una "discontinuità dello stato di coscienza", qualcosa di diverso dalle piccole dimenticanze che possono invece essere dovuteallo stress, ed i soggetti a cui capitano questi casi potrebbero avere dei deficit dell'attenzione o altri problemi seri. Quanto ai sensi di colpa dei genitori, il professore evidenzia come sia molto difficile abituarsi a convivere con l'idea di avere ucciso un figlio a causa di una dimenticanza.