Emergono nuovi e inquietanti particolari riguardo la vicenda che ha coinvolto l’asilo nido Baby World di Viale Sarca a Milano, dove i due educatori hanno sottoposto i piccoli ospiti a violenze fisiche e psicologiche di ogni genere. Milena Ceres era così convinta del suo metodo educativo da voler essere di esempio per gli altri operatori della struttura. Il quadro delineato dai carabinieri sulla base dei documenti audio e video, ma anche dalle testimonianze degli ex educatori, non lascia nulla all'immaginazione.
Il racconto degli abusi al Baby World
Milena Ceres lavorava tutta la settimana all’asilo, ma il sabato e la domenica aveva bisogno di ‘calmarsi’ con un po’ di hashish, come è successo a fine maggio: dosi che acquistava solitamente in piazzale Maciachini, nella periferia nord di Milano. Questo è quello che sappiamo finora riguardo la vita dell’educatrice, totalmente ignara della presenza di cimici e telecamere nascoste dei carabinieri che, per oltre due mesi, hanno monitorato la situazione; sino a quando, però, hanno deciso di intervenire, considerata la scena terrificante che si è presentata ai loro occhi: nel monitor si vede chiaramente la Ceres che ordina a un bimbo di due anni di prendere una bottiglietta d’acqua e poggiarla sul tavolo; lui svolge atterrito il suo compito, ma secondo la donna non abbastanza bene, per cui gli ordina di ripeterlo.
Il piccolo entra nel panico e non sa cosa fare, prova a ripetere il gesto, ma non va ancora bene: “demente”, gli urla, gli tira le orecchie e all’improvviso morsica con rabbia la guancia del piccolo, gesto che lascerà il segno. In un'altra occasione lei esultava dopo aver malmenato un bimbo: "Gli ho dato uno schiaffo e mi è proprio uscito dal cuore...
Mi sento meglio... Mi sento proprio liberata adesso ah ah ah". Ceres e Piroddi, che avrebbero dovuto sposarsi il prossimo sabato, hanno tentato in tutti i modi di nascondere gli abusi, ma dalle intercettazioni telefoniche emerge la loro palese complicità.
Leex colleghe, testimoni chiave
L’inchiesta ha preso il via grazie alle denunce sporte dalle ex colleghe della donna ai carabinieri della stazione Greco.
Le donne hanno dato una definizione ben chiara del carattere della Ceres, considerata “una persona dal carattere autoritario, brusco, iroso, intransigente". Intimoriva i bambini ed era convinta di poter essere d’esempio per il resto del personale, incitandolo a spaventare i piccoli ospiti con ogni mezzo.
Alla base del metodo educativo della donna c’erano le punizioni. Ad aprile ha legato un bimbo a una sdraio utilizzando delle cinghie, abbandonandolo nel bagno. Ma lui, nell’intento di liberarsi, era caduto ferendosi sul volto, cosa che ha acuito i suoi pianti; nessuna pietà da parte della donna che, anzi, ha stretto più forte le cinghie chiudendolo di nuovo nel gabinetto. Nello stesso luogo è stata rinchiusa per due ore una bimba di appena nove mesi.
Da testimonianze e intercettazioni emerge che la Ceres sprizzava odio da tutti i pori: "Questo qui è ritardato... Ma quando se ne accorge la mamma che il figlio è un ritardato?".
Il carabiniere della sala intercettazioni: “Non dormivo più”
Quella mattina del 27 luglio c'era lui in sala intercettazioni, il maresciallo capo della stazione Greco Raffaele Vitale, 41 anni. Di fronte alla terribile scena dell'abuso terminato con un morso nel viso del bimbo di 2 anni ha deciso comunque di intervenire, nonostante il giudice non avesse ancora datoil via. Il carabiniere ha sottolineato la crudezza di quelle immagini, tanto da non riuscire a dormire la notte. LaProcura potrebbe fare ricorso contro la scarcerazione, visto che la Ceres si trova ai domiciliari, mentre Piroddi è addirittura in libertà. Risultano essere indagate anche altre due ex educatrici, le quali non hanno dato l'allarme, nonostante la donnasi facesse gran vanto del suo 'metodo educativo'.