Aleppo attende la tregua di 48 ore per consentire la consegna degli aiuti umanitari, 300mila persone senza cibo, acqua e medicine, condizioni igieniche critiche. Si attende che l’inviato delle Nazioni Unite Staffan De Mistura dia il via alla consegna di beni di prima necessità. Lo ha confermato il ministro della Difesa russo Anatoly Antonov. La città siriana è al centro del conflitto tra ribelli e forze governative. Parliamo di circa duemila civili sterminati in quattro mesi, circa 300mila persone accerchiate dai bombardamenti.

Intervenire con urgenza

Aleppo, una disperazione senza fine, è necessario intervenire immediatamente. Il popolo è al limite della sopravvivenza, mancano cibo, acqua e soprattutto medicine, le condizioni igieniche sono disastrose. L’appello del sottosegretario generale dell’Onu Stephen O’Brien è rivolto a tutte le parti interessate nel conflitto, per stabilire garanzie sicure per l’aiuto alla popolazione nella città. O’Brien rivela che tutto è predisposto, manca il semaforo verde, per far partire gli aiuti. Mosca è a favore della tregua, pronta per fornire aiuto umanitario, ma pretende garanzie certe. Al momento si attende per dare via alle operazioni umanitarie d’urgenza per garantire un’assistenza minima ai civili.

Bisogna intervenire per ripristinare gli impianti idrici ed elettrici, distrutti dai bombardamenti, ripristinare le scorte di cibo e medicinali per la popolazione. Occorre agire con urgenza, una corsa contro il tempo per salvare vite umane.

Prima tregua

L’agenzia governativa siriana Sana in un comunicato fa presente che la prima tregua è stata raggiunta a Hasaka, nel nord-est del Paese.

Le forze di Damasco e le milizie alleate si sono scontrate per sei giorni senza tregua contro i miliziani curdi dell’Ypg. L’accordo di tregua presume la riapertura della strada tra Hasaka e Qamishli, lo scambio di prigionieri e dei corpi morti. Quanti drammatici video di piccoli Omran Daqneesh siamo disposti a vedere, prima di compiere azioni significative.

Forse non rammentiamo le atrocità che una guerra si trascina dietro. E’ impensabile credere che le “grandi potenze” in un mondo “civilizzato” non riescano a trovare un punto d'incontro per “negoziare” 48 ore.