Il tunisino di 41 anni Mohamed Kamel Eddine Khemiri, residente a San Marcellino in provincia di Caserta, si era radicalizzato appena dopo l’attacco al giornale satirico Charlie Hebdo, avvenuto tra il 7 e l’8 gennaio 2015 a Parigi.

“Sono isissiano finché avrò vita. E se morirò vi esorto a farne parte": queste le sue parole in una conversazione su Facebook dello scorso gennaio 2015. L'arresto da parte del Ros di Napoli e Caserta con le accuse di terrorismo islamico e traffico di migranti.

Legame tra Isis e traffico di migranti: no a strumentalizzazioni

Il blitz segna una svolta: secondo il Ministro della giustizia Andrea Orlando e il procuratore nazionale antiterrorismo Franco Roberti l'Isis avrebbe un ruolo importante nel gestire il fusso dei migranti verso l'Europa.

Khemiri “Bin Laden” (così veniva chiamato dagli amici) avrebbe avuto un “doppio” ruolo all’interno del mondo criminale: era il boss di una banda che coordinava il traffico di migranti, ma faceva parte anche della folta schiera di “lupi solitari” jihadisti, pronti a uccidere e a morire nel nome del Califfato; si trovava a capo di un giro di documenti e contratti di lavoro falsi che servivano ad ottenere permessi di soggiorno per gli immigrati, in maggioranza magrebini.

Il procuratore antiterrorismo Roberti, però, ci tiene a sottolineare che non devono essere creati allarmismi né strumentalizzazioni politiche sulla vicenda. Nell’inchiesta sono state arrestate anche altre 4 persone: solo Khemiri è indagato per terrorismo internazionale, mentre per tutti vale l’accusa di associazione a delinquere con favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il comandante dei Ros ha affermato che nei suoi numerosi profili social l’uomo ha più volte ostentato la foto della bandiera francese calpestata dall’anfibio, interpretabile come chiara volontà di sottomettere il mondo occidentale.

Il business della migrazione: vale 6 miliardi di euro

Nella notte quattro arresti in Lombardia, Veneto, Slovenia e Ungheria da parte dei carabinieri del Ros, in collaborazione con le Polizie slovene, tedesche e ungheresi, coordinate da Europol: gli uomini facevano parte di un’organizzazione criminale finalizzata al traffico dei migranti clandestini, che guadagnava circa mezzo milione di euro l'anno.

La “rotta balcanica” pare essere solo una goccia nell’oceano infinito del network criminale che fattura alle spalle dei poveri migranti.

I migranti chenon pagano uccisi per gli organi

C’è una flebile linea di confine tra salvezza e morte, tanto che la speranza sembra quasi assottigliare la distanza tra Africa e Italia. Ma la speranza e la fiducia negli esseri umani non bastano, perché quello stesso mare è diventato un'ecatombe senza fine, sul cui fondo si ammassano corpi di persone, la cui unica colpa è quella di esser nate nella parte di mondo sbagliata.

Perché al largo delle coste della Sicilia i migranti devonopagare, soldi alla mano. Se hanno questa fortuna sono a cavallo: possono contare su documenti falsi, alloggi per rifugiarsi e pulmini pronti per il trasporto verso i paesi del nord Europa. A chi non ha denaro, però, è riservato un altro trattamento.

"Talvolta i migranti non hanno i soldi per pagare il viaggio che hanno effettuato via terra, né a chi rivolgersi per pagare il viaggio in mare, e allora vengono consegnati a degli egiziani, che li uccidono per prelevarne gli organi e rivenderli in Egitto per una somma di circa 15.000 dollari. In particolare questi egiziani vengono attrezzati per espiantare l’organo e trasportarlo in borse termiche".

Queste le terribili testimonianze di Nuredin Atta Wehabrebi, il pentito che collabora da un anno a questa parte con la giustizia italiana.Grazie a queste dichiarazioni, la Procura di Palermo ha arrestato 38 persone, 25 eritrei, 12 etiopi e un italiano, nell’ambito dell’operazione “Glauco 3” che ha fatto luce su una vera e propria holding del malaffare.